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La lotta della vita (2)

La sola differenza fra la realizzazione spirituale e la lotta continua della vita è che nella vita terrena si lotta in un'altra direzione. Nella vita terrena, negli affari, nella politica, nell'industria, in qualunque sentiero della vita, se una persona dimostra di essere priva di quel potere che la rende capace di continuare a lottare, non incontra nient'altro che fallimento. Può essere una brava persona, una persona santa, una persona spirituale, ma questo non conta. È per questa ragione che tanti nel mondo perdono la fede nella bontà e nella spiritualità, quando vedono che questa bontà non sembra contare nella vita. È assurdo che una persona spirituale dica che grazie alla spiritualità, alla bontà, e alla religiosità si sarà aiutati nella propria lotta terrena. Nella lotta della vita si dovrebbe avere ispirazione e potere per rispondere alle richieste della vita. Il ricercatore sul sentiero spirituale non dovrebbe dimenticare che fluttuare nell'aria non va bene; stare sulla terra è la prima cosa necessaria. Ci sono tanti che sognano, che vivono nell'aria, ma questo non è una risposta al nostro scopo. Quando si lamentano che stanno facendo un lavoro spirituale, e tuttavia si trovano in brutte situazioni, dimenticano che il linguaggio di queste strade è diverso, la legge di queste strade è diversa. Questo è il motivo per cui distinguo tra queste due strade, per rendere chiaro che una ha poco a che fare con l'altra. Ciò non significa che la persona malvagia avrà successo o che il successo viene raggiunto con la malvagità: se così fosse, sarebbe soltanto un successo mortale. Ciò nonostante non si dovrebbe dare la colpa allo spirito del fallimento nelle cose terrene, perché le cose terrene fanno parte di un'altra ispirazione: se non fosse così tutti i grandi saggi sarebbero milionari. La lotta terrena è una lotta esteriore. La lotta sul sentiero spirituale è una lotta interiore. Non appena si intraprende la direzione spirituale, il primo nemico che si incontra è il proprio ego. Cosa fa l'ego? È molto malizioso. Quando diciamo che vogliamo combattere contro di lui dice:" Io sono te stesso. Vuoi batterti contro di me?". E quando provoca un fallimento, è abbastanza intelligente da attribuire la colpa a qualcun altro. Tutti coloro che hanno fallito nella vita accusano se stessi? No, accusano sempre un'altra persona. Quando hanno guadagnato qualcosa dicono:" L'ho fatto io". Quando hanno perso qualcosa dicono: "Questa persona si è messa sulla mia strada". Con le piccole e le grandi cose é sempre lo stesso. L'ego non ammette errori: dà sempre la colpa agli altri. La sua vanità, il suo orgoglio, la sua meschinità e la sua tendenza egoistica che sono continuamente attivi, fanno rimanere ciechi. Ricordo i versi persiani composti dal mio Murshid che riguardano l'ego:" Quando sento che ora posso fare pace con me stesso, trovo il tempo per preparare un altro attacco."

Questa è la nostra condizione. Pensiamo che i nostri piccoli sbagli, poiché sono piccoli, non abbiano alcuna conseguenza; o non ci pensiamo affatto. Ma ogni piccolo sbaglio è una bandiera a favore del piccolo ego, del suo dominio. Combattere in questo modo rende l’uomo il sovrano del regno di Dio. Pochissime persone possono rendersi conto del grande potere che si ottiene combattendo con l’ego e vincendo l’ego. 

Ma in genere l’uomo cosa fa? Dice: “Mio povero ego, deve resistere ai conflitti di questo mondo; anch’io dovrei combattere con questo ego?”.

Così cede il suo regno al suo piccolo ego, privandosi del potere divino che si trova nel cuore dell’uomo. Nell’uomo ci sono un falso sé e un vero sé. Il vero sé contiene l’eterno; il falso sé contiene il mortale. Il vero sé ha saggezza; il falso sé ignoranza. Il vero sé può elevarsi alla perfezione; il falso sé finisce nella limitazione. Il vero sé ha tutto il bene, il falso sé produce tutto il male. Si possono vedere entrambi in se stessi: Dio e l’altro. Vincendo l’altro, si realizza Dio. L’altro potere è stato chiamato Satana; ma è un potere? In realtà non lo è. Lo è e non lo è. E’ un’ombra e tuttavia non è nulla. Dovremmo realizzare che questo falso sé non ha un’esistenza propria. Non appena l’anima si è innalzata al di sopra del falso sé, incomincia a realizzare la sua nobiltà. 

Ma poi c’è l’aspetto pratico. Come si mostra? Che forma ha? Si leva in aiuto del proprio interesse. Si difende dagli attacchi degli altri. Si sente selettivo verso tutti. Si riconosce come un’entità separata da amici e nemici. Si occupa di tutto ciò che è transitorio; è cieco al futuro e ignorante del passato. Si manifesta sotto forma di autocommiserazione. Si esprime in forma di vendetta. Vive nutrendosi di rancore e la sua vita è sempre vissuta nell’oscurità. La sua condizione è l’inquietudine e la scontentezza. Ha un appetito continuo di tutto ciò che c’è; non è mai soddisfatto. Non ha fiducia in nessuno, riguardo per nessuno, considerazione per nessuno. Manca di coscienziosità e quindi di buone maniere. Il piccolo ego pensa solo al suo vantaggio e al suo benessere. Dare agli altri, dare a chi lo circonda è tremendo per l’ego, perché non conosce il sacrificio. La rinuncia per lui è peggiore della morte. Questo è il piccolo ego.

Quando rimproveriamo un'altra persona, quando non ci piace qualcuno, ignoriamo lo stesso elemento in noi stessi. Non c'è anima al mondo che possa dire: "Non ho questo in me". Se solo fosse così! Perché quasi sempre è la persona ingiusta che rimprovera un altro. Più giusti diventiamo, più silenziosi saremo in tutte le circostanze. Se esteriormente vediamo degli errori negli altri, internamente, dentro noi stessi, c'è la somma totale. Ad esempio, il bambino piccolo non può far a meno di amare. Se arrivasse un ladro o un rapinatore, il bambino desidererebbe amarlo e gli sorriderebbe. Perché fa così? Perché un ladro non è risvegliato nel bambino. Il bambino appartiene al cielo, il ladro alla terra. Non c'è posto per lui li; questo è il motivo per cui non è un ladro per il bambino. Accettiamo qualcosa perché l'abbiamo già in noi. Se prendiamo in considerazione la nostra conoscenza, le mille cose che ci sembra di aver sperimentato, scopriamo che altre persone ci hanno raccontato la maggior parte di esse e noi vi abbiamo creduto immediatamente. Appena una persona ci parla di qualcuno di cattivo, pensiamo:" Ora lo sappiamo, possiamo essere completamente certi di questo ". Ma quando una persona arriva e dice:" Ho visto una cosa davvero meravigliosa; quest'uomo è tanto buono", tutti pensano: " È proprio vero? È possibile essere così buoni? Non c'é nulla di male in lui?". La bontà è innaturale per molte persone.

Ci si potrebbe chiedere se il sentiero spirituale sia una tirannia nei confronti di se stessi. No, perché è percorrendolo che si plasma il proprio carattere, che si forma la propria personalità. E in questo consiste tutta la religione. Quando una persona incomincia a pensare: “Non devo far male o ferire chi incontro, meritevole o immeritevole, amico o nemico”, solo allora incomincia il suo lavoro nella direzione spirituale. Spiritualità non è fare miracoli. La spiritualità si raggiunge con il giusto atteggiamento. 

Dov’è il tempio di Dio? E’ nel cuore dell’uomo. Non appena si incomincia a considerare i sentimenti di un altro, si incomincia ad adorare Dio. Si potrebbe affermare che è difficile soddisfare tutti. Senza dubbio è così. E’ ancora più difficile se si ha in se stessi l’inclinazione ad accontentare tutti. 

C’è la storia di un murshid che stava andando con i suoi mureed a visitare un villaggio. E stava osservando un digiuno. Anche i mureed avevano fatto voto di digiuno. Arrivarono a casa di contadini dove ci furono grande entusiasmo e felicità e dove per loro fu preparato un pranzo. Quando furono invitati a tavola, il murshid andò e si sedette; ma i mureed non osarono perché avevano fatto voto di digiunare. Tuttavia non ne fecero mai menzione al murshid. Pensarono:“Murshid è smemorato; ha dimenticato il voto”. Dopo che il pranzo fu finito ed uscirono, i discepoli chiesero: “ Non avete dimenticato il voto di digiuno?”. “No”, fu la risposta del murshid, “non l’ho dimenticato. Ma ho preferito rompere il digiuno piuttosto che il cuore di quest’uomo che con tutto il suo entusiasmo ha preparato il cibo”.

La sete di vita non ci fa riconoscere le piccole opportunità di fare del bene. Ogni momento della vita porta con sé un’opportunità di essere consapevoli della sensibilità umana, nella prosperità, nell’avversità, in tutte le condizioni. Costa davvero poco; è necessario solo un piccolo pensiero. Una persona potrebbe essere buona ma contemporaneamente non avere coscienza delle piccole cose. Non c’è religione più grande dell’amore. Dio è amore; e la miglior forma d’amore è essere coscienziosi riguardo ai sentimenti di coloro con cui veniamo a contatto nella vita di ogni giorno. 

Più avanti si va, più difficoltà ci sono; quando si avanza lungo il sentiero spirituale si scoprono maggiori difetti in se stessi. Non è perché il numero dei difetti è aumentato; ma perché il discernimento è diventato così penetrante che consideriamo in modo diverso i difetti che prima non avevamo notato. E’ come un musicista: più progredisce e meglio suona, più errori nota. Chi non nota i suoi difetti in realtà sta peggiorando. Non c’è fine ai propri difetti. Pensare ad essi rende più umili. 

Dire: “Dio è in me” prima di avere compreso quest’altro aspetto metafisico della verità, non è umile ma profano. Dio è nella profondità del cuore, ma saperlo non serve a nulla quando le porte del cuore non sono aperte. E’ la realizzazione degli innumerevoli difetti che rende umili e cancella il piccolo ego dalla propria consapevolezza. Ed è nell’eclissarsi dell’ego che si trova la vera realizzazione spirituale.