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Il Gruppo di Studio su Hazrat Inayat Khan si propone di offrire una serie di traduzioni italiane di letture tratte dai testi di Hazrat Inayat Khan che consentano di approfondire la conoscenza, lo studio e la contemplazione del Messaggio Sufi. Il Gruppo si occupa anche di pubblicare traduzioni italiane autorizzate di testi di Hazrat Inayat Khan italiano. Nella speranza che questo Messaggio di Libertà Spirituale porti consapevolezza nuova e viva alle nostre esistenze umane.
Chi fosse interessato ad approfondire e conoscere le attività del Gruppo di Studio Hazrat Inayat Khan  in Italia contatti Murshida Ameena M.Grazia Fumagalli 

LIBRI IN ITALIANO

Il mistero della telepatia

Per alcuni la telepatia è un fenomeno misterioso; ma per chi lo comprende, è semplice e naturale come una comune conversazione nella nostra vita quotidiana. Tutti possono comprendere che i pensieri hanno un’esistenza, e molti scienziati al giorno d’oggi percepiscono che i pensieri sono fatti di vibrazioni, cosa che mistici e saggi hanno compreso attraverso i secoli.


Come il corpo fisico è fatto di atomi fisici, così la nostra mente è composta di vibrazioni; ogni attività della mente è pensiero. Ebbene, i pensieri sono di due tipi. Innanzitutto c’è l’immaginazione. Questa è un’attività della mente come il pensiero, ma nell’immaginazione l’attività non è controllata dalla volontà. Quando una persona riposa su una sedia senza pensare a qualcosa in particolare, la mente ha l’abitudine di vagare. In questo caso è come un cavallo selvaggio e non addomesticato che corre liberamente nella giungla. Va in giro senza sapere dove o perché, solo perché è sua abitudine vagare qua e là. Così l’immaginazione non è diretta in modo particolare e vaga in varie direzioni solo come vuole, seguendo tuttavia nello stesso tempo le direzioni a cui la mente è abituata. È per questo che l’immaginazione del musicista naturalmente si sofferma sulla musica e su cose musicali, e l’immaginazione di un artista su cose artistiche. L’immaginazione di un ladro si soffermerà su come rubare e quella dello scrittore su quello che ha scritto. Tutto questo è immaginazione; cioè, non è controllata dalla volontà.

Questo è quello che accade nella mente comune. Da mattina a sera la volontà lavora attivamente su linee a cui la mente è abituata, le linee che la mente ha già formato. Ad esempio, pensate a una persona che pensa sempre alla costruzione, a come costruire una fabbrica o a come sviluppare un certo tipo di attività. Durante questo tempo ha formato delle linee in quest’area della sua mente o nel suo essere mentale. Queste linee sono aperte all’immaginazione, e perciò la mente continua a lavorare sulle stesse linee che il suo pensiero ha seguito precedentemente, anche quando non pensa in modo particolare a questi argomenti. Segue ancora la stessa linea su cui ha pensato.

Le linee che la volontà ha creato nella mente sono le direzioni lungo le quali l’immaginazione viaggia inconsciamente. Come è stato detto: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.

In secondo luogo c’è il pensiero vero e proprio, quando il potere della volontà dirige l’attività della mente. Questo spiega le parole “riflessivo” e “irriflessivo”. La persona riflessiva è quella che ha una volontà che dirige la sua mente, sia che faccia qualcosa, che parli o che pensi. È quella che la gente chiama pensatore. Ma chi non controlla la sua azione, la sua parola e i suoi pensieri con la sua volontà è irriflessivo; il suo pensiero in realtà è immaginazione, ciò che dice non ha senso, le sue azioni diventano irriflessive e sconsiderate. In breve, queste tre cose - pensiero, parola, azione - rivelano il carattere del pensiero. Se sono controllate dalla volontà mostrano riflessione, ma se non sono controllate dalla volontà la persona è chiamata irriflessiva.

Ebbene, ci sono state date due facoltà principali di percezione: il senso del tatto, dell’odorato, e del gusto che formano i sensi inferiori, e le facoltà dell’udito e della vista in termini Sufi chiamate Sami e Basir, che sono i sensi superiori o principali. Questi due gruppi lavorano entrambi con il corpo fisico, il secondo con le orecchie e gli occhi, ma in realtà lavorano nella mente; è la mente che ascolta e vede. La mente ascolta quando è consapevole delle cose senza che le persone ce le dicano. Notiamo quando una persona è scontenta. Una persona può dire: “Grazie”, e tuttavia la mente percepisce che non è realmente grata ma usa queste parole come una formalità, o anche con sarcasmo. Perciò è la mente che discerne; le orecchie della mente ascoltano. Più è sviluppata la mente, più può sentire anche senza l’aiuto delle orecchie; ascolta il pensiero di un’altra persona senza l’espressione di un suono.

La mente può vedere la forma dei pensieri e discernere tra loro, e questo è quello che fa un veggente; tuttavia, è più facile per la mente percepire udendo che vedendo.

Ottimismo e pessimismo

Quando si parla di ottimismo e pessimismo vorrei dire che ci sono momenti in cui le condizioni non consentono all'uomo di avere speranza, anche se per natura è ottimista. Chi si trova in una situazione in cui tutto sembra andare contro le sue prospettive nella vita non può tenere gli occhi aperti, vedere la condizione e allo stesso tempo avere una visione ottimistica. Quando le condizioni nella vita sono sfavorevoli e tutto si oppone a noi è molto difficile avere un atteggiamento di speranza nella vita. Esteriormente le condizioni sono contrarie alla fede; interiormente la ragione sostiene le condizioni. Perché la ragione è schiava di tutto ciò che le sta davanti. Pertanto, se in tali circostanze una persona ottimista non mostra più ottimismo, non è da biasimare.

Senza dubbio, chi, nonostante tutte le condizioni contrarie e nonostante la sua ragione sia incapace di trovare una via, percorre ancora il sentiero della speranza, è molto più avanzato dell’anima ottimista. Perché, che lo sappia o no, tiene la corda che è attaccata al Cielo, e che è la sola fonte di salvezza. Questa corda è la fede e la fiducia nella grandezza e nel potere di Dio, che è dentro di noi. E sebbene molte cose posano sembrare contro di lui, tuttavia la sua fede in Dio col tempo può volgere tutte le cose a suo favore. È negare quello che non si desidera che accada; persino fino momento in cui l’avvenimento bussa alla, e ancora negarlo.

Questa persona trasformerà questa felicità in qualcosa che ha desiderato. Trasformerà la sfortuna in buona fortuna, la malattia in salute, e la morte in vita. Non esiste qualcosa di impossibile; tutto è possibile. L’impossibile è creato dalla limitazione della nostra capacità di comprensione. L’uomo, accecato dalla legge del meccanismo della natura, dalla legge delle conseguenze che ha conosciuto nei suoi pochi anni di vita sulla terra, incomincia a dire: “Questo è possibile”, e “Questo è impossibile”. Se dovesse elevarsi oltre i limiti, la sua anima non vedrebbe nient’altro che il possibile. E quando l’anima si è elevata abbastanza in alto da vedere tutte le possibilità quell’anima ha sicuramente colto un barlume di Dio. Dicono: “Dio è Onnipotente”. E io dico: “Dio è tutto il possibile”. La possibilità è la natura di Dio; e l’impossibilità è l’arte dell’uomo. L’uomo arriva fino a un certo punto e non può andare oltre.

L’uomo fa un fiore di carta, dandogli un colore più naturale possibile; tuttavia dice che non è possibile renderlo profumato. Perché ha i suoi limiti. Ma Dio che è il Creatore del fiore e colui che dà il profumo, ha tutto il potere. E l’uomo, che è indebolito da questa limitatezza, diventa sempre più limitato quanto più ci pensa. In questo modo si crea lo spirito del pessimismo. L'uomo che è coscio di Dio Onnipotente, e che nella contemplazione di Dio perde la coscienza del proprio sé, eredita la potenza di Dio. Ed è in questa forza e convinzione che nasce lo spirito di ottimismo.

Non resistere al male ( II parte )

Se osservassimo la vita con un telescopio, scopriremmo che non c’è nient’altro che una lotta degli esseri viventi, individualmente o collettivamente. E pare che se c’è qualcosa che valga la pena in questa vita, è ciò che sta oltre questa lotta: dare e ricevere gentilezza e amore, compiere qualunque gesto che sia privo di egoismo. Per quanto una persona possa avere delle qualifiche nelle cose del mondo, la sua qualifica arriva fino a un certo punto, e non va oltre. È la qualifica della comprensione della vita, la comprensione della legge che agisce dietro ad essa, che è l’unica qualità richiesta; è soltanto questa qualità che ridurrà la lotta continua che si ha nella vita. E diminuirà in questo modo: darà all’uomo meno cose a cui resistere e lo renderà una persona più tollerante di quanto sia la condizione naturale degli esseri umani.

Non appena si pensa di non potersi aspettare da una persona ciò che non è capace di pensare o di fare, si diventa tolleranti. La difficoltà è che tutti esigono da un'altra persona di più in termini di pensiero e considerazione, di gentilezza e di amore. Si vuole più giustizia ed equità da parte di un altro. E il parametro può essere così alto che un'altra persona non può rispettarlo. È l'alta aspettativa in ogni direzione di ciò che si deve ricevere dagli altri. È questo che delude. E in genere ciò che accade è che una persona non sta solo zitta dopo essere stata delusa, ma resiste, e così la lotta della vita continua.

La compassione viene dal pensiero: "Non posso aspettarmi da una persona ciò che non è in grado di pensare o fare nel modo in cui io mi aspetto da lei". Questa aspettativa è semplicemente così, sentire che il pero deve produrre le rose, e il roseto deve produrre il gelsomino. Ogni persona è una certa pianta, non la stessa pianta. Sì, possiamo amare le rose, ma non tutte le piante producono rose. Se vogliamo le rose dobbiamo solo cercare la pianta della rosa. Se non è la pianta della rosa, non dobbiamo essere delusi dal fatto che non sia la pianta della rosa. La pianta che non produce rose non è la pianta della rosa. In questo modo possiamo correggere noi stessi dalla nostra delusione, invece di pretendere rose da un albero che non è un albero di rose.

Quale educazione, quale punto di vista, quale atteggiamento nella vita sarebbe più comodo e darà felicità? È il punto di vista che crea un atteggiamento che trascura il male invece di resistergli. Ci sono tre modi di affrontare la vita. Il primo è lottare nel mare, le cui onde si alzano e si abbassano continuamente. Una persona lotterà finché la vita lo permetterà, ma il salire e il ricadere delle onde nel mare continuerà per sempre; alla fine annegherà. Questo accade all'essere umano nella sua vita nel mondo. L'uomo lotta, ubriacandosi nella sua lotta. Ma quanto durerà? Finché la sua energia glielo permetterà. Alla fine annegherà. Sì, in questa lotta potrebbe sembrare potente, potrebbe sembrare che abbia vinto sugli altri, potrebbe sembrare che abbia fatto cose superiori agli altri. Ma cos'è? Alla fine quella persona è annegata.

Ma c'è un'altra persona che sa come muovere armoniosamente le braccia nell'acqua e ha il ritmo per muovere braccia e gambe nell'acqua. Allora nuota con il salire e ricadere delle onde, non sta lottando. Quest'uomo ha una speranza di arrivare al porto, solo se il porto è vicino. Se l'ideale di quell'uomo non è troppo lontano, allora è lui che lo realizza.

E la terza persona è quella che cammina sopra, sopra l'acqua. È questo il significato di Cristo che cammina sul mare. La vita è proprio come le onde. Si crea la sua strada continuamente. Se una persona ne è disturbata, necessariamente sarà disturbata dal suo disturbo. Se riesce a mantenere la calma, sarà calma. Chi si lascia disturbare sarà disturbato ogni giorno di più. Chi non vi presta attenzione manterrà dentro di sé il silenzio, che è suo. Chi vede tutte le cose e tuttavia si eleva al di sopra delle cose è l’essere umano che camminerà sul mare. Nessuno può raggiungere subito la vetta più alta della vita, della saggezza, in un attimo. Persino una vita intera è troppo breve; eppure la speranza è necessaria. Chi spera e vede la possibilità, cammina verso la vetta; chi non ha speranza non ha gambe per salire sulla collina della saggezza, la cui vetta è la meta desiderata.

 

Non resistere al male

20 febbraio 1924 - Parigi

Amati di Dio

oggi vorrei dire qualche parola in merito alla frase di Cristo “Non resistere al male”. Spesso queste parole ci stupiscono, e non sempre si dà loro la giusta interpretazione. Per poterne dare un’interpretazione, innanzitutto si deve spiegare cosa significa male. C’è un’azione particolare o una cosa particolare che si può indicare come male? Certamente l’uomo tende sempre ad indicare una precisa azione come male, ma niente può essere male secondo un principio prefissato. Allora che cos’è? È qualcosa che è privo di armonia, qualcosa che manca di bellezza, è qualcosa in cui manca amore. Al di là e al di sopra di tutto è qualcosa che non si armonizza allo spazio della vita. Ciò che si armonizza allo spazio che la vita gli offre non può essere un male. La caratteristica distintiva del male è proprio rivelata dal suo non essere armonizzato allo spazio circostante.

Il male è paragonabile al fuoco. La natura del fuoco è distruggere qualunque cosa cada nelle sue spire. Ma nello stesso tempo il potere del male è tanto grande quanto quello del fuoco, e tuttavia il male ha la stessa debolezza del fuoco. Perché il fuoco non dura; e anche il male non dura. Come il fuoco distrugge se stesso, così il male ha insita in sé la propria distruzione. Perché si disse: “Non resistere al male?” Perché la resistenza dà vita al male, non opporgli resistenza lascia che si bruci da sé. Il male si trova nella rabbia, nella passione, nell’invidia, nell’avidità, nella caparbietà; nella falsità, nel tradimento. Ma la radice del male è una sola ed è l’egoismo. Nel cuore di una persona forse il male si manifesta in superficie, in un’altra persona in profondità. In Oriente c’è un detto: “Non invocare il nome di Satana, o lui si solleverà dalla sua tomba”. Una persona priva di considerazione o di riguardo cadrà sempre nell’errore di risvegliare questo male, persino se il male fosse addormentato, perché non conosce la musica della vita. Ogni persona a tal riguardo è una nota, e quando ha coscienza di questa condizione, allora ha davanti a sé uno strumento. Tutto il mondo è uno strumento con cui si può suonare una sinfonia.

La stessa legge si può osservare anche nelle piccole cose. Molto spesso la grande preoccupazione che si ha nella propria vita non si deve a una difficoltà causata da altri, ma si deve alla mancanza di comprensione della natura umana. Se si conoscesse la natura umana, che dovrebbe essere la prima e l’ultima lezione da imparare, non si resisterebbe al male, perché la resistenza diventa benzina sul fuoco. Se dite a qualcuno: “Non fare questo”, se chiedete a qualcuno: “Perché fai questo?”, se dite a qualcuno: “Hai fatto una determinata cosa”, con tutto ciò rendete soltanto il male più forte, rendete la persona più salda nel suo errore. Ciascuno a questo mondo può essere un maestro, ma non un vero maestro. Un vero maestro è colui che insegna sempre a se stesso, e più insegna a se stesso più scopre che c’è ancora tantissimo da imparare. Questo sé ha così tante manchevolezze che tutto il tempo di una vita non basta per istruirlo, e più il sé impara più non vede il male negli altri. Ciò non significa che il male negli altri non ci sia, significa soltanto che si scopre che il nemico da cui ci si doveva guardare esteriormente, è in se stessi. E il peggior nemico a cui si è messi di fronte nella vita esteriore, si trova nel proprio cuore. Questo ci fa sentire umiliati, ma impartisce la vera lezione: scoprire di avere in se stessi lo stesso elemento a cui si vuole opporre resistenza in un altro.

La vita è un luogo in cui è necessario un movimento gentile. Nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, in qualunque cosa il ritmo deve essere controllato. La legge dell’armonia dovrebbe essere osservata in tutto ciò che si fa. Si deve sapere che quando camminiamo a piedi nudi sulle spine, persino loro non ci permetteranno di essere liberi da un’accusa: le spine ci accuseranno di averle calpestate. Se la delicatezza degli esseri viventi in questo mondo arrivasse a tal punto, qualcuno potrebbe dire: “Ho ottenuto sufficiente saggezza?”, o qualcuno potrebbe dire: “Posso permettermi di vivere in questo mondo senza darmi pensiero per questo problema?”.

Il problema del male è grande. Molti non possono sopportare di udirne il nome. Ma sono messi di fronte ad esso in ogni momento della loro vita, e quindi è inevitabile che non risolvano questo problema. Inoltre ognuno è pronto a giudicare, a fare osservazioni, a prender nota del male di un altro, non sapendo che a volte la parte superficiale di una cosa è del tutto diversa da quella in profondità. Probabilmente ciò che sembra male ha dentro di sé qualcosa di buono, o ciò che in apparenza è bene potrebbe avere in sé una scintilla di male. E con quale metro di misura possiamo determinare il bene e il male, o chi può giudicare il male o il bene di un essere umano? Se si può giudicare, sono il proprio bene e il proprio male che si possono giudicare. Nessuno tranne Dio ha il potere di giudicare un altro. Sì, il senso di giustizia che è stato dato all’essere umano è per giudicare le proprie azioni, e se lui giudica se stesso, ne fa l’uso migliore, perché è a questo scopo che il senso di giustizia gli è stato dato.

(I parte)

Volontà ( II parte )

Siamo propensi a considerare questa intera creazione come un meccanismo, tale la considera l’uomo odierno. E non ci fermiamo a pensare: “Come può esistere un meccanismo senza un ingegnere?”. E cos’è il meccanismo? È solo un’espressione della volontà dell’ingegnere, un ingegnere che, per sua convenienza, ha creato il meccanismo. Ma poiché non vediamo davanti a noi l’ingegnere, vediamo soltanto il meccanismo, e allora coinvolgiamo noi stessi nelle leggi del funzionamento di quel meccanismo e dimentichiamo l’ingegnere con il comando del quale l’intero meccanismo va avanti. Come Rumi, il grande ispiratore e filosofo, ha detto nel suo Masnavi che la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria, ci sembrano cose, oggetti, ma davanti al Dio sono esseri viventi. Sono servi obbedienti di Dio, e obbediscono alla volontà divina.


Noi ereditiamo una parte di questa volontà come nostra eredità divina; ed è la nostra consapevolezza di ciò che la rende più grande. Se non ne fossimo consapevoli, diventerebbe più piccola. È l’atteggiamento ottimista verso la vita che sviluppa volontà. Un atteggiamento pessimista la riduce, la priva del suo grande potere. Quindi, se c’è qualcosa che ostacola il nostro progresso nella vita, è il nostro sé. Ma è stato dimostrato mille volte e più, che non c’è nessuno al mondo che possa essere il nostro peggior nemico che noi stessi, perché in ogni fallimento vediamo noi stessi nella nostra luce.

La terra tiene in sé il seme, e il risultato è che una pianta spunta dalla terra e dà frutto. E così è il cuore che tiene in sé il seme del pensiero. Anche lì spunta una pianta e porta il frutto del compimento. Ma non è solo il pensiero, ma il potere di mantenere il pensiero che è di grandissima importanza. Quindi il fattore del cuore, il fattore che mantiene il pensiero, è di grandissima importanza per la realizzazione dello scopo della vita. Spesso una persona dice: “Faccio del mio meglio, ma non riesco a concentrare la mia mente, non riesco fermare la mia mente”. È vero, ma non è vero che cerca di fare del suo meglio; il meglio non finisce lì. Il meglio porta veramente lo scopo alla sua realizzazione.

La mente è proprio come un cavallo recalcitrante: portate un cavallo selvaggio e attaccatelo a un carro. Per lui è un’esperienza così spaventosa che scalcerà, salterà, correrà, e cercherà di distruggere il carro. E così per la mente è un peso da portare quando fate in modo che la mente prenda un pensiero e trattenga quel pensiero per un momento. È allora che la mente diventa recalcitrante, perché non è abituata alla disciplina. Sì, la mente da sola tratterrà un pensiero. Un pensiero di delusione, o un dolore, una sofferenza, una pena, una tristezza o un fallimento, la mente li tratterrà così saldamente che non riuscite a togliere dalla presa della mente quello che trattiene da sola. Ma quando chiedete alla mente di trattenere quel pensiero particolare, la mente non lo farà. Dice: “Non sono il tuo servo, signore”. Quando la mente è disciplinata con la concentrazione, col potere della volontà, allora la mente diventa il vostro servo. E quando la mente è diventata il vostro servo, allora cosa desiderate di più? Allora il vostro mondo è vostro.

Siete il re del vostro regno, quando la mente vi ascolta. “Sì, naturalmente”, si potrebbe dire: “Perché non dovremmo lasciare libera anche la mente come siamo liberi noi?”. Ma noi e la mente non siamo due cose. È come dire: “Lasciate che il cavallo sia libero, e anche che il cavaliere sia libero”. Ma il cavallo andrà verso nord e il cavaliere andrà verso sud. Ma allora cosa siamo noi? Non siamo nulla.

La disciplina ha un ruolo nella vita umana. E l’auto-disciplina, per quanto difficile e tirannica verso noi stessi possa sembrare all’inizio, tuttavia è quella che alla fine rende l’anima padrona di sé. I grandi saggi e gli adepti non conducevano inutilmente una vita ascetica. C’era uno scopo in questo. Non è qualcosa che si deve seguire, ma qualcosa che si deve comprendere: che uso ne hanno fatto, cosa hanno realizzato con essa. Era l’auto-disciplina. Era lo sviluppo della forza di volontà, e tutta la mancanza che troviamo nella vita è la mancanza di volontà. E tutta la benedizione che riceviamo, viene dal potere della volontà.



(II parte)

Volontà

La volontà non è un potere, ma è tutto il potere che c’è. Se mi si chiedesse con che cosa Dio ha creato il mondo, direi, con la volontà divina. Quindi quello che in noi chiamiamo forza di volontà è in realtà un potere di Dio. Perché un potere, riconoscendo la sua potenzialità, aumenta e si rivela il più grande fenomeno nella vita. Se c'è un segreto che si può apprendere dietro il mistero del mondo dei fenomeni, è la forza di volontà; ed è con la forza di volontà che tutto ciò che facciamo, fisicamente o mentalmente, viene portato a termine. Le nostre mani, con il loro meccanismo perfetto, non riuscirebbero ad afferrare un bicchiere d'acqua se non ci fosse la forza di volontà a sostenerle.

Una persona potrebbe sembrare sana; se la forza di volontà l’abbandona, quella persona non sarà in grado di reggersi in piedi. Non è il corpo che ci fa stare in piedi, è la nostra forza di volontà. Non è la forza del corpo che ci fa muovere; è la forza di volontà che regge il corpo, che lo fa andare. Quindi in realtà gli uccelli non volano con le loro ali, volano con la forza di volontà, i pesci non nuotano con il loro corpo, nuotano con la loro forza di volontà. E quando una persona ha la volontà di nuotare, quella persona nuota come un pesce. Gli esseri umani sono stati in grado di portare a termine cose straordinarie con la forza di volontà; successi e fallimenti sono suoi fenomeni. È solo il fenomeno della volontà che ci porterà al successo, e quando la volontà manca, per quanto qualificata e intelligente una persona possa essere, fallisce. Quindi non è un potere umano, è un potere divino negli esseri umani.

E il suo lavoro con la mente è ancora più grande. Perché nessuno può trattenere un pensiero nella sua mente neppure per un attimo se non c'è la forza della volontà a trattenerlo. Se una persona non riesce a concentrarsi, non riesce a tenere fermo il suo pensiero per un momento, significa che le manca forza di volontà; perché è la volontà che trattiene un pensiero.

Veniamo ora alla domanda: di cosa è fatta la forza di volontà? In termini poetici la forza di volontà è amore. In termini metafisici l’amore è forza di volontà. E se si afferma che Dio è amore, in realtà significa che Dio è volontà: perché l’amore di Dio si manifesta dopo la creazione, ma la volontà di Dio ha determinato la creazione. Quindi l’aspetto più originale dell’amore è la volontà. Quando una persona dice: “Amo farlo”, significa: “Voglio farlo”. E quando una persona dice: “Voglio farlo”, è un’espressione più forte che amo farlo. La persona ha voglia di farlo, il che significa: “Voglio farlo”. 💛