Da “ Scritti scelti”
di Murshid Hidayat Inayat Khan
La concentrazione ha la qualità di fissare nella mente le
impressioni ricevute, e di assicurare in tal modo che siano trattenute come
modelli di pensiero. Questo ovviamente spiega perché la memoria dipenda così
tanto dalla corretta osservazione di un immagine, altrettanto che dalla forza
di volontà, per quel che riguarda l’ evidenziare un dato pensiero. Inoltre, i
pensieri si possono trattenere
saldamente nella mente col potere magnetico del cuore sensibile che, come un
magnete, tiene uniti i pezzetti di metallo con la magia dell’attrazione.
La concentrazione può avere effetti positivi o negativi a
seconda che sia diretta volontariamente o sia un’ossessione della propria
attività di pensiero. Quindi se non si è in grado di eliminare i pensieri
inquietanti, quando ce ne fosse bisogno, si rischia di diventare schiavo della
propria attività di pensiero. Per questa ragione , trattenere e cancellare, che
sono le due principali applicazioni della concentrazione, dovrebbero essere
sviluppati entrambi con uguale intensità.
La concentrazione si può sviluppare intensificando la
propria osservazione di forme, colori, suoni prescelti, o di un’associazione di
questi, come un simbolo o uno scenario. Pensieri e sentimenti potrebbero essere
visti come onde nel mondo mentale, e quando non catturano più la nostra
attenzione, si suppone che le onde abbiano smesso di fluttuare, mentre in
realtà c’è stata soltanto una riduzione dell’intensità del loro movimento, che si
può scatenare ancora in acque burrascose ogni volta che ci avventuriamo a
rintracciarli dall’interno del magazzino della memoria.
La contemplazione può avere un effetto ispirante, poiché la
mente e il cuore sono sintonizzati a un preciso ideale. Grandi realizzazioni
sperimentate tramite la contemplazione si sono certamente viste nella vita di
uomini e donne famosi le cui azioni e imprese sono state profondamente motivate
dall’ammirazione che loro stessi avevano per i grandi ideali, che ovviamente
ispirarono le loro storiche azioni.
La meditazione, che è un livello più profondo di
consapevolezza, è una fuga dalle impressioni esterne, e a questo stadio,
l’importanza dei pensieri e dei sentimenti svanisce, offrendo riposo al mondo
mentale, e pure all’illusione del sé. Il vero sé, colui che vede dall’interno
(Purusha) è completa intelligenza, tuttavia è soltanto tramite la capacità di
vedere (Prakriti) che il veggente vede. La vera natura di chi vede dall’interno
è di fare esperienza della sua realtà, che è una realtà soltanto perché la
capacità di vedere è lì; tuttavia questa capacità è contemporaneamente colui
che vede, la vista e lo scopo del vedere.
Quando ci avviciniamo a risveglio interiore, si spera
intensamente di sondare la profondità della vita, di scoprire l’origine di
tutte le cose; di svelare il mistero del tempo e dello spazio, di materia e
spirito; e in questo stadio si realizza che quello che riteniamo il nostro sé, era paradossalmente, nello
stesso tempo, la consapevolezza onnipervasiva, proprio come una goccia del mare è un’entità individuale,
e tuttavia è nello stesso tempo il mare stesso, visto in un’altra dimensione.