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STORIA JATAKA NO 9. IL REGNO DEI CIGNI

Molti laghi ci sono nel mondo, laghi blu, laghi verdi, alcuni con bianchi fior di loto, alcuni con candidi cigni che si muovono in essi con grazia lieve, ma nessuno è bello come il lago di Manasa, perché la sua acqua brilla di tutti i colori del cielo. Sulle sue rive crescono fiori miracolosi con grandi rossi calici di miele che ogni giorno lasciano cadere goccia a goccia un po’ della loro bellezza nel lago.

In questo regno vivevano sessanta mila cigni, governati dal Re Dhritarashtra e da Sumukha, il generale del suo esercito.

I cigni erano stupendi come sirene ed il loro generale maestoso e forte, ma nessuno poteva essere paragonato al Re, perché le sue piume erano di un argento scintillante e quando di notte galleggiava sull’acqua, sembrava che sul lago ci fosse la luna.

In ogni palazzo i cortigiani parlavano ai loro signori di questo regno dei cigni. Molti monarchi elogiavano quella nazione meravigliosa e si stupivano dei loro regnanti Dhritarashtra e Sumukha. Ma soprattutto Brahmadatta, il Re di Benares, desiderava vederli.

E così un giorno convocò i suoi cortigiani e disse: “ Saggi e fedeli sudditi, il vostro Re non sarà mai felice fino a quando il suo desiderio non sarà realizzato.”
“Signore, possiamo sapere qual è il vostro desiderio?” chiesero.
“Non vedo l’ora di incontrare il Re ed il generale del lago di Manasa; perciò ditemi come posso soddisfare questo desiderio?” rispose il Re.
“O Sire,” disse uno dei cortigiani, “se posso consigliarvi, c’è un solo modo per farlo! Su vostro ordine si potrebbe realizzare un lago vicino alle porte di Benares ancora più bello del lago di Manasa. Ed ogni giorno si dovrebbero gridare forte queste parole: “Il Re di Benares dona questo lago a tutti gli uccelli del mondo ed essi avranno la sua protezione.”
“La notizia si diffonderà presto fino ai cigni del lago di Manasa che, sentendo che esiste nel mondo un lago più bello del loro, si affretteranno a vederlo.”

Questo consiglio piacque al Re che diede l’ordine di iniziare i lavori. Furono portati alberi dalla perenne fioritura e fiori da terre lontane. Il lago fu riempito di un’acqua così chiara che si potevano vedere i pesci nuotarci dentro. Quando fu terminato, il lago era molto più grande di quello di Manasa. E gli uccelli , le api e le farfalle vennero a migliaia a cantare e a danzare intorno ad esso.

Ogni giorno si udiva il proclama che invitava gli uccelli di altri paesi che arrivarono lì da ogni parte della terra, trasformando il lago in un luogo di incontro.

Un giorno, due giovani cigni del lago di Manasa lasciarono il regno per iniziare un viaggio in tutto il mondo. Passando sopra Benares videro l’incantevole lago e, udendo il proclama di invito, scesero e meravigliati si guardarono attorno. Ai loro occhi si presentò una visione di indicibile bellezza. Alberi e fiori simili non li avevano mai visti nemmeno in sogno; c’erano persino ghirlande di fiori che galleggiavano dolcemente sulla superficie del lago.

“Se fosse questo il nostro regno!” esclamarono. Attraversarono il lago da una sponda all’altra, poi si alzarono in volo e ritornarono a casa.

Giorno dopo giorno parlavano del lago meraviglioso alle porte di Benares e i sessanta mila cigni diventavano sempre più inquieti.

“Portaci là, Sire!” chiedevano ogni giorno a Dhritarashtra, finché alla fine il Re decise di partire. Ma Sumukha, pensieroso, non era tranquillo. “Mio Sire,” disse a Dhritarashtra, “siete davvero convinto che sia saggio accontentare i vostri sudditi in questo caso? Attento alle parole degli uomini; il proclama di invito è davvero allettante ma sappiamo ben poco di quello che nasconde. Tuttavia se avete deciso di andare, allora non tratteniamoci un sol giorno di più”. Dhritarashtra era d’accordo e, al calar della notte, la schiera dei cigni si levò in volo verso Benares. Raggiunsero il lago all’alba e in un attimo il lago di Manasa fu dimenticato e nuotarono in mezzo ai fiori come fosse un sogno. Fluttuavano maestosamente sull’acqua calma, brillando come sessanta mila stelle del cielo, e la notizia arrivò a Brahmadatta che urlò di gioia: “Catturate Dhritarashtra e Sumukha e portateli al mio palazzo.”

I servitori del Re non persero tempo,sistemarono una trappola tra i fiori e ben presto le zampe argentate di Dhritarashtra vi rimasero impigliate. Tremendamente spaventati, i sessanta mila cigni si alzarono in volo con forti grida di paura e spavento volando caoticamente nell’aria, sconvolti come se il loro capo fosse stato ucciso in battaglia. Sumukha soltanto rimase con il suo Signore.

“Torna a Manasa,” disse Dhritarashtra a Sumukha; “I miei sudditi da soli non possono vivere felici. Va’, fallo per il loro bene , Sumukha! Hanno bisogno di un capo che li protegga al lago.”

Ma Sumukha non volle dargli ascolto e rimase accanto al suo Re.

Quando il servitore di Brahmadatta vide che un cigno era intrappolato ma che un altro restava in attesa accanto a lui, li fissò stupito.

“Il tuo compagno è stato catturato,” disse a Sumukha, “ma tu, bel cigno, sei libero. Perché rimani? Non sai che le guardie potrebbero prenderti? Le tue ali sono bianche e pure; vola via, creatura coraggiosa e non perder tempo .”

Ma Sumukha rispose con voce umana: “L’uccello che avete catturato è il nostro Re. Come posso scappare da qui ed essere felice lontano da Lui? O guardia, se vuoi farmi un favore, porta via me e libera Lui.”
“Non temere,” rispose gentilmente la guardia, “non sarà fatto alcun male al tuo Re. E’ vero, le sue zampe d’argento sono intrappolate ma solo perché il nostro Re Brahmadatta desidera incontrarlo. Perciò vieni sulle mie spalle fino al palazzo. Il nostro Re renderà omaggio a entrambi.”

Le cose andarono proprio in questo modo, e dopo che l’uomo ebbe portato i due cigni senza legarli al palazzo del Re ed ebbe raccontato a Brahmadatta la sua storia, il Re restò senza parole, pieno di reverenza e stupore. Allora Dhritarashtra gli parlò con la sua voce gentile ed il cuore del Re ne fu incantato. Conversarono felicemente insieme e dopo averli onorati di tutta la sua cortesia, i due cigni poterono lasciare la Corte e tornare a Manasa.

Il loro ritorno fu salutato con grande gioia da tutti i sessanta mila cigni e insieme vissero felici per sempre.