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Silenzio

Purificazione della mente

Un detto dice che le parole sono preziose ma il silenzio è più prezioso. Questo detto si rivelerà sempre vero. Più ne capiamo il significato, più comprendiamo la sua verità. Quante volte scopriamo durante il giorno di aver detto qualcosa che sarebbe stato meglio rimanesse inespresso! Quante volte disturbiamo la pace dell’ambiente circostante, senza volerlo, con una mancanza di silenzio! Quante volte facciamo uscire le nostre limitazioni, la nostra meschinità, la nostra grettezza, che avremmo preferito nascondere, perché non abbiamo taciuto! Quante volte, benché desiderosi di rispettare gli altri, non riusciamo a farlo perchè non stiamo in silenzio! E un grande pericolo sta in agguato per un uomo nella vita in questo mondo, il pericolo di riporre la propria fiducia in una persona in cui non voleva riporla. Corriamo questo pericolo non restando in silenzio. 

Un grande interprete della vita, il poeta Persiano Sa’di, dice: “ Che valore ha il buonsenso se non viene in mio soccorso prima che io pronunci una parola?”

Questo dimostra che nonostante qualunque saggezza si possa avere, possiamo fare uno sbaglio se non abbiamo controllo sulle nostre parole. E possiamo facilmente trovare degli esempi di questa verità: chi parla molto ha meno potere di chi parla poco. Perché una persona loquace potrebbe non essere in grado di esprimere in mille parole un’idea che chi è padrone del silenzio esprime in una parola. Tutti possono parlare, ma non tutte le parole hanno lo stesso potere. Inoltre, una parola dice molto meno di quanto può esprimere il silenzio. La nota fondamentale per una vita armoniosa è il silenzio. 

Nella vita di ogni giorno ci troviamo di fronte a migliaia di problemi che non sempre siamo abbastanza evoluti per affrontare, e allora soltanto il silenzio può aiutarci. Perché se c’è una religione, se c’è una pratica della religione, consiste nell’avere considerazione per la gioia di Dio tenendo in considerazione la gioia dell’uomo. L’essenza della religione è comprendere. E non possiamo vivere questa religione senza avere potere sulla parola, senza aver compreso il potere del silenzio. Ci sono moltissime occasioni in cui ci pentiamo dopo aver ferito degli amici, che avrebbero potuto essere evitate se ci fosse stato un controllo sulle nostre parole. Il silenzio è lo scudo dell’ignorante e la protezione del saggio. Perché l’ignorante non dimostra la sua ignoranza se rimane in silenzio, e il saggio non getta perle ai porci se conosce il valore del silenzio.

Che cosa dà potere sulle parole? Che cosa dà il potere che può essere raggiunto con il silenzio? La risposta è: è la forza di volontà che dà il controllo sulle parole; è il silenzio che dà il potere del silenzio. E’ irrequietezza quando una persona parla troppo. Più parole vengono usate per esprimere un concetto, meno potenti diventano. E’ un grande peccato che un uomo pensi così spesso a conservare dei centesimi e non pensi mai a risparmiare parole. E’ come conservare dei sassi e gettar via delle perle. Un poeta Indiano dice: “ Conchiglia, cos’è che ti dà il tuo prezioso contenuto? Il silenzio; per anni le mie labbra sono rimaste chiuse”. Per un momento è una lotta con se stessi; è controllare un impulso; ma dopo la stessa cosa diventa una forza.

E ora veniamo a una spiegazione del silenzio più scientifica e metafisica. C’è una certa quantità di energia consumata dalle parole; e il respiro, che deve portare nuova vita nel corpo, è ostacolato nel suo ritmo regolare quando un uomo parla continuamente. Non è che una persona nervosa parla troppo, ma parlare molto la rende nervosa. Da dove viene il grande potere raggiunto dagli Yogi e dai fachiri? E’ stato ottenuto dall’aver appreso e dall’aver praticato l’arte del silenzio. E questa è la ragione per cui in Oriente, nelle case dove i fachiri meditavano, e anche a corte, c’era silenzio. Ci sono state epoche in diverse civiltà del mondo, in cui alle persone veniva insegnato, ogni volta che venivano radunate per una festa, a mantenere il silenzio per un certo tempo. E’ davvero un grandissimo peccato che in quest’epoca abbiamo tanto trascurato questo tema; ci pensiamo davvero poco. E’ una questione che riguarda la salute, che ha a che fare con l’anima, lo spirito, la vita. 

Più riflettiamo su questo argomento, più vediamo che siamo continuamente coinvolti in una qualche azione. Dove ci porta e con quale risultato? Per quanto possiamo vedere, ci porta a una lotta più grande, alla competizione, alla sgradevolezza. Se pensiamo al risultato, vediamo che ci porta a una preoccupazione, un’ansia,e a una lotta ancor più grandi nella vita. C’è una massima Indù che dice: “ Più si cerca la felicità, più si trova infelicità”. E la ragione è che quando si cerca la felicità nella direzione sbagliata, essa conduce all’infelicità. La nostra esperienza nella vita è sufficiente a insegnarcelo, ma la vita è inebriante, ci assorbe nell’azione a tal punto che non ci fermiamo mai a riflettere su questo.

Sembra che il mondo si stia svegliando agli ideali spirituali, ma nonostante questo c’è più attività; non soltanto attività esteriore, ma anche attività della mente. In realtà l’umanità ha i nervi a pezzi a causa della mancanza di silenzio, dell’iper-attività del corpo e della mente. Quando il corpo riposa, l’uomo lo chiama sonno. Ma la sua mente continua ad agire come durante il giorno. In questo mondo di competizione , ogni uomo è cento volte più indaffarato di quanto sia mai stato. Naturalmente la sua vita ha bisogno di riposo, quiete e pace più della gente che vive nella foresta, che può dichiarare suo tutto il tempo. Quando l’attività è aumentata e l’arte del silenzio è perduta, allora cosa ci si può aspettare?

Dove impariamo il riguardo? Nel silenzio. E dove mettiamo in pratica la pazienza? Nel silenzio. Il silenzio praticato nella meditazione è una cosa diversa, ma silenzio significa che dovremmo considerare ogni parola e ogni azione che facciamo; questa è la prima lezione da imparare. Se c’è una persona meditativa, è quella che ha imparato a usare quel silenzio in modo naturale nella vita di ogni giorno. Chi ha imparato il silenzio nella vita di ogni giorno ha già imparato a meditare.

Inoltre una persona può aver riservato mezz’ora al giorno per la meditazione, ma quando c’è mezz’ora al giorno di meditazione e dodici o quindici ore di attività, l’attività sottrae tutto il potere della meditazione. Quindi le due cose devono procedere insieme. Una persona che vuole imparare l’arte del silenzio deve decidere, per quanto lavoro abbia da fare, di mantenere nella sua mente il pensiero del silenzio. Se non se ne tiene conto, allora non si raccoglierà il pieno beneficio della meditazione. E’ proprio come una persona che va in chiesa una volta la settimana e gli altri sei giorni tiene il pensiero della chiesa il più lontano possibile. 

A un re Persiano molto devoto il suo primo ministro chiese: “ Passate la maggior parte della notte in meditazione e lavorate tutto il giorno. Come è possibile andare avanti così?”. E lo Shah rispose: “ Durante la notte vado in cerca di Dio; durante il giorno Dio segue me”. Lo stesso accade col silenzio: chi cerca il silenzio è seguito dal silenzio. Lo stesso accade con tutte le cose che desideriamo; se le cerchiamo sufficientemente, col tempo ci seguono da sole. 

Ci sono molte persone a cui non importa se fanno male a qualcuno, fintanto che pensano di aver detto la verità. In tal modo si sentono giustificate del fatto che non si preoccupano se l’altro piange o ride. C’è quindi una differenza tra fatto e verità. Fatto è quello di cui si può parlare; la verità è quello che non può essere espresso a parole. L’affermazione: “ Io dico la verità”, decade quando si comprende la differenza tra fatto è verità. La gente discute di dogmi, credenze, principi morali, poiché li conoscono. Ma viene un momento nella vita di un uomo in cui ha toccato la verità, che non riesce ad esprimere a parole; e a quel punto tutte le liti, le discussioni, le controversie finiscono. E’ allora che l’uomo dice: “ Se hai sbagliato tu o ho sbagliato io non importa. Quello che voglio ora è correggere l’errore.” Viene un momento in cui la continua domanda che nasce nella mente attiva: “ Cosa è cosa, chi è chi?, finisce, perché la risposta scaturisce dall’anima ed è ricevuta nel silenzio.

L’atteggiamento generale dell’uomo è quello di ascoltare tutto ciò che viene da fuori; e non sono soltanto le orecchie ad essere aperte al mondo esterno, ma anche il cuore è collegato alle orecchie. Il cuore che ascolta le voci che provengono dal mondo esterno dovrebbe voltare le spalle a tutto ciò che viene da lì, e aspettare pazientemente fino a quando non diventa capace di ascoltare la voce che proviene dall’interno.

C’è una voce udibile e una voce non udibile, proveniente da coloro che sono vivi e da coloro che non sono vivi, da tutta la vita. Ciò che l’uomo riesce ad esprimere a parole dice sempre poco. Si può forse parlare di gratitudine, di devozione, di ammirazione? Mai, ci sarà sempre una carenza di parole. Ogni sentimento profondo ha una voce propria; non può essere espresso con parole esteriori. Questa voce proviene da ogni anima; ogni anima è udibile soltanto al cuore. E come viene preparato il cuore? Tramite il silenzio. 

Non dobbiamo essere sorpresi che alcuni hanno cercato le montagne e le foreste, e hanno preferito il deserto alle comodità della vita nel mondo. Hanno cercato qualcosa di prezioso. Hanno trasmesso qualcosa dell’esperienza ottenuta col loro sacrificio. Ma non è necessario seguirli nella foresta o in una grotta su una montagna. L’arte del silenzio si può imparare ovunque; per tutta la durata di una vita piena di attività si può mantenere il silenzio. Il silenzio è qualcosa che consapevolmente o inconsapevolmente cerchiamo in ogni istante della nostra vita. Cerchiamo il silenzio e fuggiamo da esso, allo stesso tempo. Dove si ascolta la parola di Dio? Nel silenzio. I veggenti, i santi, i saggi, i profeti, i maestri, hanno udito questa voce che arriva dall’interiorità facendosi silenziosi. Con questo non intendo che poiché si sta in silenzio ci verrà detto qualcosa; intendo che una volta che si è silenziosi si udirà la parola che costantemente giunge dall’interiorità. Quando la mente è stata acquietata, una persona comunica anche con tutti coloro che incontra. Non ha bisogno di molte parole: quando lo sguardo si incontra comprende. Due persone possono parlare e discutere per tutta la vita e tuttavia non capirsi mai; e altre due persone con una mente tranquilla si guardano e in un attimo si stabilisce una comunicazione tra loro. 

Da dove vengono le differenze tra le persone? Dall’interno. Dalla loro attività. E come si stabilisce un accordo? Con la quiete della mente. E’ il rumore che ostacola una voce che sentiamo da una certa distanza, e sono le acque agitate di un lago che ci impediscono di vedere la nostra immagine riflessa nell’acqua. Quando l’acqua è quieta riceve un riflesso chiaro, e quando la nostra atmosfera è calma allora udiamo quella voce che arriva costantemente al cuore di ogni persona. Cerchiamo una guida, tutti cerchiamo la verità, cerchiamo il mistero. Il mistero è in noi stessi; la guida è nella nostra anima. 

Molto spesso si incontra una persona il cui contatto rende inquieti, nervosi. La ragione è che quella persona non è quieta, non è tranquilla, e non è facile rimanere calmi e conservare la propria tranquillità in presenza di una persona irrequieta e agitata. L’insegnamento di Cristo è: “Non resistere al male”, che significa: “Non reagire alla condizione turbata di una persona agitata”. E’ come condividere un fuoco che ci brucerà. 

Il modo per sviluppare in se stessi il potere per resistere a tutte le influenze inquietanti nella vita di ogni giorno è acquietarsi per mezzo della concentrazione. La nostra mente è come una barca sull’acqua, mossa dalle onde e influenzata dal vento. Le onde sono le nostre emozioni e le nostre passioni, i nostri pensieri e le nostre immaginazioni; e il vento sono le influenze esteriori che dobbiamo affrontare. Per fermare la barca si dovrebbe avere un’ancora, un’ancora per fare in modo che la barca rimanga ferma. Ora quest’ancora è l’oggetto su cui ci concentriamo: se è grossa e pesante allora fermerà la barca, ma se l’ancora è leggera la barca continuerà a muoversi e non starà ferma, perché è in parte nell’acqua, e in parte nell’aria.

Ma in questo modo controlliamo soltanto la barca; utilizzare la barca è ancora un’altra questione. La nave non è fatta per rimanere immobile; è fatta per uno scopo. Sembra che non tutti lo sappiano, ma in definitiva questa barca è stata costruita per andare da un porto ad un altro. E perché la nave possa navigare, si devono soddisfare varie condizioni; ad esempio, che non sia caricata di un peso superiore alla sua capacità. E così il nostro cuore non dovrebbe essere sovraccaricato troppo di cose a cui ci attacchiamo, perché in tal caso la barca non galleggerà. La barca non dovrebbe neppure essere legata a quest’unico porto, perché in tal caso viene trattenuta e non arriverà al porto a cui era destinata. 

Inoltre, la nave deve avere una reattività al vento che la condurrà verso quel porto; e questo è un sentire che l’anima riceve dalla parte spirituale della vita. Questa sensibilità, questo vento, ci aiuta a procedere verso il porto a cui tutti noi siamo destinati. Una volta concentrata completamente, la mente dovrebbe diventare come una bussola su una nave, che punta sempre nella stessa direzione. Un uomo i cui interessi vanno in mille direzioni diverse non è pronto per viaggiare su questa nave. E’ l’uomo che ha una sola cosa nella mente, e che considera tutte le altre cose secondarie, che può viaggiare da questo porto all’altro. Questo è il viaggio che è chiamato misticismo.