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La Maniera Divina (1)


GATHEKA N. 22

Nella terminologia Sufi la maniera divina è chiamata Akhlak Allah. L’uomo pensa, parla e agisce secondo la tonalità a cui la sua anima è accordata. La nota più alta a cui può essere accordato è la nota divina, e quando l’uomo è arrivato a quella tonalità incomincia ad esprimere la maniera di Dio in tutto ciò che fa.

E qual’è la maniera di Dio? E’ la maniera regale, una maniera che neanche i re conoscono. Perché è una maniera che soltanto il re del Cielo e della Terra conosce, e questa maniera è espressa dall’anima che è intonata a Dio, una maniera che è priva di grettezza, una maniera che è libera da orgoglio e presunzione, la maniera che non soltanto è bella ma è la bellezza stessa, perché Dio è bello e ama la bellezza. Anche l’anima che è intonata a Dio diventa bella come Dio, e incomincia ad esprimere Dio mediante tutto ciò che fa, esprimendo nella vita la maniera divina. Perché è una maniera regale? La parola ‘regale’ denota qualcuno che possiede in abbondanza potere e ricchezza.

L’anima intonata a Dio, davanti alla quale tutte le cose svaniscono e ai cui occhi l’importanza di tutte le piccole cose che ogni persona tiene in così grande considerazione, è sminuita, quell’anima incomincia a esprimere la maniera divina nella contentezza. A una persona comune potrebbe sembrare che a quest’anima non importi nulla. Nessun guadagno è esaltante, nessuna perdita allarmante; se qualcuno la elogia, non ha nessun effetto, se qualcuno la critica, per lei non ha importanza; onori e offesa, tutto questo per lei è un gioco. Alla fine del gioco, nè il guadagno è un guadagno né la perdita è una perdita; erano soltanto un passatempo.

Ci si potrebbe chiedere che cosa faccia una persona simile per gli altri, di che beneficio sia per chi la circonda. Questa persona, per gli altri e per chi la circonda , è una guarigione; questa persona ha l’effetto di elevare le anime, le anime che soffrono per la ristrettezza e limitatezza della natura umana. Perché la natura umana non è solo ristretta e limitata ma sciocca e crudele. La ragione è che la natura della vita è ubriacante. La sua ebbrezza rende ubriache le persone. E l’ubriaco cosa vuole? Vuole la sua bevanda alcolica, non pensa ad altro. In questa vita ci sono così tanti liquori che l’uomo beve, l’amore per la ricchezza, la passione, la rabbia, la proprietà. Ma non si accontenta di possedere soltanto dei beni terreni, vuole anche possedere coloro che finge di amare. In tal modo dimostra di essere tiranno e sciocco. Perché tutte le cose del mondo che l’uomo possiede, in realtà non le possiede, è soltanto posseduto da loro, sia che si tratti della ricchezza che di proprietà, di un amico, di una posizione o condizione sociale. Quindi l’anima con una maniera divina è sobria se paragonata all’ubriaco del mondo; è la sobrietà che produce nell’uomo quella purezza che è chiamata Sufismo, ed è tramite questa purezza che Dio si riflette nella sua anima come in uno specchio.

Poiché nulla spaventa l’anima che riflette Dio, perché è oltre la paura. Perché non possiede nulla, e la paura è connessa ai possedimenti che l’uomo ha. Significa che abbandona il mondo, se ne va e trascorre la sua vita nelle grotte sulle montagne? Nient’affatto. Potrebbe possedere la ricchezza del mondo intero, potrebbe avere il regno dell’universo intero sotto di sé, nulla lo vincolerebbe, nulla lo legherebbe. Nulla lo spaventa perché gli appartiene soltanto ciò che è suo. E dal momento che la sua anima è sua, tutto è suo, e ciò che gli appartiene non gli può esser tolto. E se qualcuno glielo porta via, è lui stesso a farlo. Lui stesso è il proprio amico e nemico. E così non c’è più dolore o sofferenza, lamentela o rancore. Egli è in pace , perché è a casa, che sia sulla terra o in cielo.