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Atteggiamento ( da Psicologia)

È dal nostro atteggiamento che dipende tutta la nostra vita; con l’atteggiamento si raggiungono risultati desiderabili o indesiderabili. In genere tutta la difficoltà nella vita di una persona è che non è padrona del proprio atteggiamento. Per quanto istruito, per quanto intelligente, o per quanto spirituale un uomo possa sembrare, se non ha controllo sul suo atteggiamento e nessuna intuizione dell’effetto di quell’atteggiamento, non è andato molto avanti sul sentiero. 

Sebbene un giusto atteggiamento sia una qualità innata, può essere cambiato e sviluppato. Una mente in buone condizioni ha un giusto atteggiamento, una mente in cattive condizioni un atteggiamento sbagliato. A volte la mente si mette in una posizione complicata o che crea difficoltà, non è nella sua giusta condizione, e allora qualunque persona veda le sembra sbagliata e qualunque cosa faccia diventa sbagliata. Nella vita di alcune persone questo accade molto spesso, in quella di altre solo a volte. 

In Sanscrito c’è un detto che quando arriva un brutto momento nella nostra vita, la mente cambia il suo atteggiamento. Ma chi considera la mente come una bussola che punta sempre nella direzione giusta, e chi continua a credere in questo, troverà sempre il giusto atteggiamento. E una volta che una persona ha la chiave del suo atteggiamento nella vita, allora tutto può esserle utile, come ad esempio umiltà e orgoglio. Chi ha l’umiltà come suo principio è incapace di orgoglio, e chi ha l’orgoglio come suo principio è incapace di umiltà: a uno manca la gamba destra, all’altro la sinistra, e in entrambi i casi manca qualcosa. C’è un tempo in cui vince l’umiltà, in cui l’umiltà eleva la propria posizione, in cui intenerisce i cuori, in cui è la virtù più grande nella vita di un uomo; e in simili momenti è un grave errore se l’umiltà è assente. Ma poi c’è un tempo in cui l’orgoglio ha il suo posto, in cui l’orgoglio deve giocare un ruolo, in cui eleva una persona, o in cui la sostiene; e in quel momento una persona è perduta se segue il principio dell’umiltà. 

Quindi la cosa più importante non è il principio, è come utilizzare il principio. Quando diciamo a un compositore: “La musica che hai composto è meravigliosa”, e lui risponde: “Certamente lo è”, è come se tutta la sua composizione fosse diventata stonata; in un caso come questo avrebbe armonizzato la sua musica avendo umiltà. Ma quando una persona è spinta in modo molto insistente dai suoi amici ad andare a bere in un bar, il che potrebbe essere giusto per i suoi amici ma non per lei, se il suo orgoglio in quel momento l’aiutasse e dicesse: “Mi dispiace, non posso venire” sarebbe molto meglio dell’umiltà o del mostrare loro cortesia dicendo: “Verrò”. 

Lo stesso avviene con l’ottimismo e il pessimismo. Ci sono persone che ostinatamente si attengono all’ottimismo, e ci sono altri che pensano che sia saggio essere sempre pessimisti. Entrambi sbagliano. L’ottimismo ha la sua funzione e così anche il pessimismo. Se una persona considera ogni segno di sfortuna con pessimismo, forse sarà in grado di scongiurare una sventura imminente. Se ad esempio un giovane violinista, che ha tra il pubblico forse cinquanta persone che lui stesso sente che non lo apprezzano, è pessimista per quanto riguarda quel sentimento, col tempo scoprirà che tutti nel pubblico lo apprezzeranno. Ma se questo pessimismo si sviluppa troppo alla fine scoprirà che tutti nel pubblico sono contro di lui. 

Ci sono alcune cose riguardo alle quali dobbiamo essere pessimisti, e altre riguardo a cui dobbiamo essere ottimisti, ed entrambe sono necessarie nella vita. Se qualcuno dice: " Il tuo amico non è gentile con te, non ti ama, non è un vero amico per te", e noi manteniamo un atteggiamento incredulo verso questa critica, questa critica rimarrà negativa, e non avrà nessun effetto su di noi o sul nostro amico; mentre se ci crediamo, la nostra convinzione col tempo permetterà allo stesso attributo di manifestarsi nel nostro amico. 

Quando un uomo dice:" Sto andando a combattere, ma dubito che vinceremo", sarebbe meglio che non combattesse; ma chi nota tutti i segnali che mostrano che non può esserci vittoria e tuttavia sente che succederà, alla fine sicuramente vincerà. 

Avere un atteggiamento pessimista verso tutto ciò che non dovrebbe accadere e avere un atteggiamento ottimista verso tutto ciò che si desidera che accada, è una gran cosa. Molto spesso una persona, accecata dai fatti, fallisce miseramente a causa loro, e a volte la verità è nascosta dai fatti; ma dovrebbe piuttosto ignorare i fatti e attenersi al suo punto di vista ottimista. Il secondo atteggiamento è come stare nello spazio, e il primo è come strisciare sulla terra. In India c'è un detto che tutti gli indiani conoscono: "Se l'atteggiamento è giusto, allora tutto diventerà facile", e con giusto atteggiamento si intende il giusto atteggiamento verso la vita. 

C'è poi la questione della speranza e della rassegnazione. La rassegnazione è la qualità dei santi, e la speranza è la qualità dei maestri; ma in tutte le anime illuminate c'è un equilibrio. La rassegnazione preferibile è la rassegnazione al passato. Dovremmo essere rassegnati a tutto ciò che abbiamo sofferto, a tutto il dolore che abbiamo patito, a tutto ciò che è andato storto, a tutto ciò che abbiamo perso; ma non dovremmo mantenere questa rassegnazione per le cose del presente, perché il presente dovrebbe essere affrontato con speranza. Se si è speranzosi a volte si è in grado di cambiare la propria vita, mentre se si è rassegnati si permette alle condizioni di andare avanti per tutta la vita. 

Anche un attributo così grande e meraviglioso come la contentezza, che è il segno dei santi, a volte potrebbe rivelarsi svantaggioso nella propria vita. Quando una persona è contenta delle condizioni della sua vita questo influirà sul suo entusiasmo, e col tempo il suo entusiasmo si paralizzerà, mentre il suo cuore scontento sprigiona un entusiasmo che diventa una batteria che le consente di andare avanti. Sovente la contentezza si rivela un errore nella gente che potrebbe mostrare armonia, calma, pace, e gentilezza nella sua natura, ma che nello stesso tempo non va oltre. Ma anche con le cose che non possono essere migliorate, con le situazioni che non possono essere cambiate, con le condizioni che rimarranno sempre le stesse, si potrebbe essere contenti. 

Inoltre, se ci si è elevati al di sopra di certe cose nella vita ad esse non si attribuisce più alcuna importanza; essere contenti in quel caso è la contentezza dei saggi, dei sapienti. Ma se si desidera ottenere le cose che si considerano molto importanti per se stessi, non ci si dovrebbe accontentare, non si dovrebbe praticare la contentezza ma l'entusiasmo. Si dovrebbe lasciare che l'entusiasmo cresca in modo tale che la forza di volontà possa usare quell'entusiasmo per produrre i risultati da esso desiderati. 

Ci sono due tendenze diverse. C'è la persona che sente che deve fare qualcosa esteriormente, che deve concluderla; ma sebbene si impegni non ha speranza di successo. Può studiare per un esame o lavorare con le sue mani e con la testa, ma in fondo alla sua mente mantiene il pensiero che forse non avrà successo. 

Ho conosciuto una scrittrice che aveva questa tendenza. Aveva molto talento, e aveva tutte le probabilità di avere successo, ma questa tendenza alla sfortuna era così forte che ogni volta che scriveva qualcosa si chiedeva:" Sarà veramente accettato? Lo apprezzeranno veramente, mi chiedo?". Il suo primo pensiero era un rifiuto. E cosa accadeva? Finiva degli splendidi articoli, saggi e libri, ma quando venivano mandati a un editore non venivano mai accettati. Non era un errore del suo saggio o del suo articolo: era il suo atteggiamento. L'influenza che metteva in essi distruggeva tutto. 

Poi c'è un’altra tendenza, la tendenza di una persona che non concluderà nulla, che non farà nulla ma sarà soltanto speranzosa. Sarà anche delusa, perché è piena di speranza per nulla; spera che accadano cose meravigliose, ma non si muove, non lavora per ottenerle. 

Di questi due tipi di persone sembra che la prima abbia il corpo ma non la mente, e che l'altra abbia la mente ma non il corpo; a entrambe manca qualcosa. È l'equilibrio che produce risultati desiderabili: da un lato la speranza dall'altro la perseveranza. Poi ci sono anche alcuni che sono molto appassionati nella perseveranza ma nello stesso tempo non hanno nient'altro che la perseveranza. Sono esattamente come una macchina che può produrre o fare qualcosa; ma innanzitutto deve esserci un ingegnere per farla funzionare. La macchina non può funzionare da sola. Questo rende una persona molto dipendente. 

In conclusione, il giusto atteggiamento è mantenere un equilibrio tra ragione e speranza. Devono esserci i fatti, e insieme ai fatti deve esserci la volontà. La speranza dovrebbe avere le sue fondamenta su un terreno che è solido e forte; e se una persona che ha un atteggiamento speranzoso ha saldamente fatto affidamento sul terreno della ragione, senza dubbio raggiungerà il successo.