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Non resistere al male

20 febbraio 1924 - Parigi

Amati di Dio

oggi vorrei dire qualche parola in merito alla frase di Cristo “Non resistere al male”. Spesso queste parole ci stupiscono, e non sempre si dà loro la giusta interpretazione. Per poterne dare un’interpretazione, innanzitutto si deve spiegare cosa significa male. C’è un’azione particolare o una cosa particolare che si può indicare come male? Certamente l’uomo tende sempre ad indicare una precisa azione come male, ma niente può essere male secondo un principio prefissato. Allora che cos’è? È qualcosa che è privo di armonia, qualcosa che manca di bellezza, è qualcosa in cui manca amore. Al di là e al di sopra di tutto è qualcosa che non si armonizza allo spazio della vita. Ciò che si armonizza allo spazio che la vita gli offre non può essere un male. La caratteristica distintiva del male è proprio rivelata dal suo non essere armonizzato allo spazio circostante.

Il male è paragonabile al fuoco. La natura del fuoco è distruggere qualunque cosa cada nelle sue spire. Ma nello stesso tempo il potere del male è tanto grande quanto quello del fuoco, e tuttavia il male ha la stessa debolezza del fuoco. Perché il fuoco non dura; e anche il male non dura. Come il fuoco distrugge se stesso, così il male ha insita in sé la propria distruzione. Perché si disse: “Non resistere al male?” Perché la resistenza dà vita al male, non opporgli resistenza lascia che si bruci da sé. Il male si trova nella rabbia, nella passione, nell’invidia, nell’avidità, nella caparbietà; nella falsità, nel tradimento. Ma la radice del male è una sola ed è l’egoismo. Nel cuore di una persona forse il male si manifesta in superficie, in un’altra persona in profondità. In Oriente c’è un detto: “Non invocare il nome di Satana, o lui si solleverà dalla sua tomba”. Una persona priva di considerazione o di riguardo cadrà sempre nell’errore di risvegliare questo male, persino se il male fosse addormentato, perché non conosce la musica della vita. Ogni persona a tal riguardo è una nota, e quando ha coscienza di questa condizione, allora ha davanti a sé uno strumento. Tutto il mondo è uno strumento con cui si può suonare una sinfonia.

La stessa legge si può osservare anche nelle piccole cose. Molto spesso la grande preoccupazione che si ha nella propria vita non si deve a una difficoltà causata da altri, ma si deve alla mancanza di comprensione della natura umana. Se si conoscesse la natura umana, che dovrebbe essere la prima e l’ultima lezione da imparare, non si resisterebbe al male, perché la resistenza diventa benzina sul fuoco. Se dite a qualcuno: “Non fare questo”, se chiedete a qualcuno: “Perché fai questo?”, se dite a qualcuno: “Hai fatto una determinata cosa”, con tutto ciò rendete soltanto il male più forte, rendete la persona più salda nel suo errore. Ciascuno a questo mondo può essere un maestro, ma non un vero maestro. Un vero maestro è colui che insegna sempre a se stesso, e più insegna a se stesso più scopre che c’è ancora tantissimo da imparare. Questo sé ha così tante manchevolezze che tutto il tempo di una vita non basta per istruirlo, e più il sé impara più non vede il male negli altri. Ciò non significa che il male negli altri non ci sia, significa soltanto che si scopre che il nemico da cui ci si doveva guardare esteriormente, è in se stessi. E il peggior nemico a cui si è messi di fronte nella vita esteriore, si trova nel proprio cuore. Questo ci fa sentire umiliati, ma impartisce la vera lezione: scoprire di avere in se stessi lo stesso elemento a cui si vuole opporre resistenza in un altro.

La vita è un luogo in cui è necessario un movimento gentile. Nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, in qualunque cosa il ritmo deve essere controllato. La legge dell’armonia dovrebbe essere osservata in tutto ciò che si fa. Si deve sapere che quando camminiamo a piedi nudi sulle spine, persino loro non ci permetteranno di essere liberi da un’accusa: le spine ci accuseranno di averle calpestate. Se la delicatezza degli esseri viventi in questo mondo arrivasse a tal punto, qualcuno potrebbe dire: “Ho ottenuto sufficiente saggezza?”, o qualcuno potrebbe dire: “Posso permettermi di vivere in questo mondo senza darmi pensiero per questo problema?”.

Il problema del male è grande. Molti non possono sopportare di udirne il nome. Ma sono messi di fronte ad esso in ogni momento della loro vita, e quindi è inevitabile che non risolvano questo problema. Inoltre ognuno è pronto a giudicare, a fare osservazioni, a prender nota del male di un altro, non sapendo che a volte la parte superficiale di una cosa è del tutto diversa da quella in profondità. Probabilmente ciò che sembra male ha dentro di sé qualcosa di buono, o ciò che in apparenza è bene potrebbe avere in sé una scintilla di male. E con quale metro di misura possiamo determinare il bene e il male, o chi può giudicare il male o il bene di un essere umano? Se si può giudicare, sono il proprio bene e il proprio male che si possono giudicare. Nessuno tranne Dio ha il potere di giudicare un altro. Sì, il senso di giustizia che è stato dato all’essere umano è per giudicare le proprie azioni, e se lui giudica se stesso, ne fa l’uso migliore, perché è a questo scopo che il senso di giustizia gli è stato dato.

(I parte)