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Il controllo della mente

Detroit – 7 febbraio 1926

La tendenza ad essere preoccupati per nulla, la tendenza a diventare ansiosi per piccole cose - ad essere nervosi e irrequieti, ad essere spaventati, ad essere confusi - e la tendenza a muoversi qua e là senza ragione, la tendenza a parlare senza scopo, la tendenza ad essere triste senza un motivo, tutte queste cose avvengono a causa della mancanza di controllo della mente. E ora potreste chiedere: “C’è qualche altro effetto oltre a quello che viene prodotto sulla propria personalità?”. Sì, tutte le debolezze, gli errori, gli sbagli che si fanno contro la propria volontà, tutte queste cose derivano dalla mancanza di controllo sulla propria mente. E se c’è un segreto del successo, la chiave è il controllo della mente. Intuizione, ispirazione, rivelazione, arrivano tutte quando la mente è controllata. E tutte le preoccupazioni, le ansietà, le paure, e i dubbi vengono dalla mancanza di controllo.

Si potrebbe chiedere: “Che cos’è la mente?”. Oggi il concetto di mente è diviso in due parti diverse. C’è una parte dell’umanità che considera la mente come qualcosa di ancora inesplicabile, e un’altra parte dell’umanità che considera la mente come un’azione del cervello: tutto ciò che viene registrato nel cervello viene impresso sugli atomi del cervello, ed è la composizione e la scomposizione di queste piccole immagini nel cervello che determina un pensiero. È una concezione molto limitata di mente. Se la voce è una cosa così grande da arrivare, tramite la radio, a miglia di distanza, la mente è più fine della voce. Non può essere limitata e ridotta al cervello, anche se il cervello è lo strumento con cui i pensieri vengono resi chiari.

La mente, secondo il mistico, è la persona reale; il corpo è un abito che una persona indossa. Questa parola mente viene dal Sanscrito mana. E da mana viene il termine inglese man. In altre parole, man (uomo) significa ‘mente’. Anche questo è vero. Quando una persona dice che qualcuno è triste, che sembra depresso, che qualcuno sembra coraggioso, sembra entusiasta, equilibrato, tutti questi attributi appartengono alla mente di quella persona. Quello che una persona è, non è il corpo di quella persona, ma è la mente di quella persona. Un detto dice che quello che sei parla più forte di quello che dici. Significa che la voce della mente arriva più lontano della parola detta e ha un maggiore effetto di una parola detta, perché la mente crea un’atmosfera. Spesso ci si chiede perché ci si sente a disagio in presenza di qualcuno senza che quella persona abbia fatto alcun male, o che ci si senta eccitati in presenza di qualcuno, o che si vada fuori tono, o che ci si senta stanchi o confusi in presenza di qualcun altro. Perché accade? È l’effetto della mente di quella persona. La mente che va in fiamme crea fuoco nell’atmosfera. Chiunque si trovi dentro la sua atmosfera brucia anch’esso nello stesso fuoco. La mente che è tranquilla e serena emana il suo effetto, trasmettendo tranquillità e pace a chi entra nell’atmosfera di quella mente.

Una volta chiesi al mio maestro spirituale come possiamo riconoscere il devoto. E il mio maestro rispose: “Non è quello che il devoto dice e non è quello che il devoto sembra essere, ma è l’atmosfera che la presenza del devoto crea. Questa è la prova. Perché nessuno può creare un’atmosfera che non appartenga al proprio spirito”.

La prima cosa che possiamo imparare sulla mente è sapere che la mente è indipendente dal corpo per quanto riguarda la sua esistenza. Ma la mente è arricchita dall’esperienza che si ottiene tramite i propri sensi. Indubbiamente, la mente è all’interno del corpo ma è anche all’esterno del corpo, proprio come la luce che è all’interno della lanterna e anche all’esterno della lanterna. Il corpo è la lanterna in cui c’è la luce, ma la luce non è coperta dalla lanterna. La luce è indipendente dalla lanterna. Splende, e così fa la mente. Né il cervello è la mente, né il pezzo di carne nel petto sinistro è il cuore. È solo che il sentimento è sentito più intensamente nel petto, e il pensiero è reso più chiaro nel cervello. In altre parole, gli occhiali non sono necessariamente gli occhi; gli occhiali consentono soltanto di vedere le cose più chiaramente. La vista è indipendente dagli occhiali, ma gli occhiali dipendono dalla vista. Così il corpo dipende dalla mente, ma la mente è indipendente dal corpo. Il corpo non può esistere senza mente, ma la mente può esistere senza il corpo. La mente è l’essere invisibile del corpo. Ha la sua sede nell’essere fisico ed è questa sede che viene chiamata cervello, come la sede del sentimento è il cuore. Né, quindi, la mente è visibile né lo è il cuore. La mente è la superficie del cuore, e il cuore è la profondità della mente. Sono due aspetti della medesima cosa. Spesso confondiamo queste due parole, il cuore e la mente, non sapendo che sono la stessa cosa; sono distinti soltanto in questo modo: che pensare appartiene alla mente, e sentire appartiene al cuore.

La mente può essere spiegata in cinque aspetti diversi. Il primo aspetto è la possibilità di pensare. E il pensare può essere diviso in due parti: il pensare automatico e il pensare intenzionale. Il pensare automatico è immaginazione, e quando pensiamo con intenzione questo è chiamato pensiero. Sia il pensiero che l’immaginazione hanno il loro ruolo nella vita. Una persona che non consente all’immaginazione di lavorare sbaglia quanto una persona che non consente al pensiero di agire. Molti ridono di una persona dotata di immaginazione. Dicono che la persona ricca di immaginazione è in cielo, nelle nuvole, che fluttua nell’aria, che vola nello spazio, nei sogni. Ma tutte le opere d'arte, musicali e poetiche, vengono tutte dall'immaginazione, perché l'immaginazione è un flusso libero della mente. Alla mente è permesso di funzionare da sola e di portare alla luce la bellezza e l'armonia che possiede. E quando è limitata da un certo principio o da una regola, allora non funziona in modo libero. Senza dubbio, tra gli artisti e i musicisti ne troverete molti che sono sognatori e privi di senso pratico, ma questo non significa che siano meno dotati. Forse la loro mancanza di praticità, in qualche modo, è un grande aiuto a realizzare qualcosa che la gente dotata di senso pratico non è in grado di realizzare. Non è necessario seguire il loro esempio, ma lo si può apprezzare lo stesso. Inoltre, non c’è nessuno che ha creduto in Dio, nessuno che ha amato Dio, e nessuno che è arrivato alla presenza di Dio che non sia stato aiutato dall’immaginazione. Coloro che si presentano con argomentazioni davanti al credente e dicono: “Ma dov’è Dio? Puoi mostrarmelo? Come puoi concepire Dio? Come spieghi Dio?”, sono senza immaginazione. E nessuno può dare a queste persone la propria immaginazione. E qualcuno può credere nella fede di un altro? Se si crede in qualcosa si deve farlo da soli. E di cosa è fatta la fede? Di immaginazione. Un filosofo dice: se non hai un Dio creane uno. E nessuno che non sia stato in grado di creare Dio è mai arrivato a Dio. Chi si preoccupa di un Dio astratto, non ha un Dio. Usa soltanto la parola Dio. Ha la verità, ma non ha Dio. Ma la verità senza Dio non è soddisfacente. Si dovrebbe raggiungere la verità attraverso Dio. È questo che dà soddisfazione. Se tutta la forza che si trae dal cibo venisse data in una pillola, forse terrebbe in vita una persona, ma non le darebbe la gioia di mangiare. Se si prendesse la pillola della verità, forse una parte del proprio essere sarebbe soddisfatta, ma questa non sarebbe soddisfazione. L’idea di Dio nutre una persona. Quest’idea si deve innanzitutto creare in se stessi, si deve creare con la propria immaginazione. Se non si è disposti a immaginare, se si aspetta soltanto che Dio arrivi davanti a noi, si dovrà aspettare a lungo. E se si vuole trovare la verità della vita senza l’idea di Dio, è una pillola che tiene in vita; ma non è cibo.

Il secondo aspetto della mente è la memoria. La memoria è paragonabile a una lastra fotografica: riceve impressioni e le impressioni rimangono lì. E quando una persona desidera ricordare qualcosa, questa facoltà l’aiuta. È a portata di mano. Non appena si vuole rievocare un’esperienza, si mette, per così dire, la mano su quella lastra particolare che ha ricevuto l’impressione di una certa esperienza. Non c’è esperienza ricevuta dalla vista, dall’odorato, dall’udito, dal tatto o dal gusto che vada persa. Ma ogni piccola esperienza una volta ottenuta, sia pure per un attimo, si imprime sulla memoria, e la lastra fotografica di quell’immagine è lì. Ma alcuni dicono: “Non ho una buona memoria. Non riesco a ricordare le cose, sono distratto”. La ragione è che hanno perso il controllo su questa facoltà. Ma l’impressione è lì. Sovente una persona dice: “Lo so, ma non riesco a ricordarlo”. In altre parole, si sa nella mente, ma nel cervello non è ancora chiaro. Ad esempio, se una persona non riesce a ricordare il nome di una persona o il viso di una persona, allora quella persona dice: “Penso di saperlo e tuttavia non riesco a renderlo chiaro”. Questo significa che la mia mente lo sa. È lì, ma non riesco a renderlo chiaro nel mio cervello.

Il terzo aspetto dell’attività della mente è la qualità di conservare, la capacità di conservare un pensiero. Coloro che si concentrano esercitano la capacità di conservare un pensiero, un’impressione. Ma chi non esercita la concentrazione automaticamente conserva cose di grande interesse, cose che hanno impressionato di più la sua mente. È per questa ragione che alcuni portano con sé una paura che forse è lì sin dall’infanzia. L’hanno portata con sé per tutta la vita. Alcuni hanno un’impressione triste di delusione. La portano con sé per tutta la vita, la conservano nella loro mente. La mente la tiene viva vivificandola, conservando quell’impressione, che sia un’impressione di vendetta, di gratitudine, di successo, di fallimento, di amore, di ammirazione. È tenuta lì, e le cellule della mente le danno nutrimento e mezzi per tenerla in vita. A volte questo è vantaggioso, e a volte la danneggia. Oggi lo psicologo la chiama idea fissa, ed è sempre pronto a chiamarla pazzia, e a metterla sulla lista dei pazzi. Ma non è pazzia, chiunque ce l’ha. È uno degli attributi della mente. È la facoltà, la proprietà di conservare quello che ci piace conservare o capita di conservare. Certo a volte è un dato di fatto che potrebbe sembrare pazzia, ma la pazzia viene soltanto da un abuso di questa facoltà. Ma non solo questa. Qualsiasi facoltà può essere usata smodatamente e a causa di ciò una persona può diventare squilibrata.

La quarta facoltà della mente è il ragionamento. Questo è un settore della mente che è sempre in equilibrio, che illumina sempre, illumina in modo tale che la mente chieda: “Perché quella persona l’ha fatto?”. La mente dice: “Quella persona è sciocca, è per questo che ha sbagliato”. Questo è quello che la mente dice che è la ragione. Quello che la mente sa lo dice immediatamente. Ma quello che la mente dice potrebbe non essere sempre giusto; potrebbe anche essere una ragione sbagliata. Ma nello stesso tempo, c’è sempre una risposta. Ed è davvero stupefacente osservare gli espedienti della facoltà del ragionamento, per cui quando un’altra persona ha fatto qualcosa di sbagliato, la ragione dice: “Perché quella persona è cattiva, quella persona ha fatto dieci cose cattive, e ora ha fatto un’altra cosa cattiva”. E quando il proprio sé ha fatto una cosa cattiva, la ragione dice: “Perché non potevo fare altrimenti. Non potevo evitarlo”.

La ragione parteggia per l’ego. La ragione è schiava e serva della mente. È a sua completa disposizione. La mente deve soltanto rivolgersi alla ragione, e la ragione è lì come un servo obbediente. Può non essere affatto giusto, ma è sempre lì. Non c’è dubbio, c’è sempre una ragione dietro una ragione, e se penetrassimo le migliaia di veli della ragione potremmo raggiungere la ragione di tutte le ragioni, e potremmo arrivare a una comprensione che le ragioni esteriori non possono dare. E grazie ad essa comprendiamo tutti gli esseri, quelli che sono nel giusto e quelli che sono dalla parte del torto. Si racconta che gli apostoli, a un certo punto, furono ispirati a parlare in molte lingue. Non era l’Inglese, l’Indostano o il Cinese, era la lingua di ogni anima. Quando una persona ha raggiunto la condizione mentale in cui arriva all’essenza della ragione, allora comunica con ogni anima. Non è una gran cosa sapere trenta lingue. Se una persona conosce cento lingue e non conosce il cuore dell’uomo, questa persona non sa nulla. Ma c’è una lingua del cuore. Il cuore parla al cuore. Questa comunicazione rende la vita interessante. Due persone potrebbero non parlare, ma il loro stare seduti insieme è uno scambio di ideali elevati e di armonia.

Vi interesserà sapere che quando fui iniziato la prima volta dalle mani del mio maestro spirituale in India, ero desideroso come chiunque potrebbe essere di assimilare, di afferrare quanto più potevo. Giorno dopo giorno stavo in presenza del mio maestro, ma neppure una volta parlò di argomenti spirituali. A volte parlava di erbe e piante, a volte di latte e burro. Andai lì continuamente per sei mesi, ogni giorno, per vedere se potevo ascoltare qualcosa su argomenti spirituali. Dopo sei mesi, il maestro un giorno mi parlò delle due parti della personalità, l’esteriore e l’interiore. E io ero oltremodo entusiasta. Nell’istante in cui incominciò a parlare tirai fuori un quaderno e una penna. Non appena l’ebbi fatto, il mio maestro cambiò argomento e parlò di altre cose. Capii cosa voleva dire. In primo luogo voleva dire che l’insegnamento del cuore dovrebbe essere assimilato nel cuore. Il cuore è il quaderno per questo insegnamento. Quando viene scritto su un quaderno esterno, rimarrà in tasca. Quando è scritto nel cuore, rimarrà nell’anima. Inoltre, si deve imparare la lezione della pazienza, ad aspettare, perché tutta la conoscenza arriva a suo tempo. Mi sono chiesto inoltre, dopo sei mesi che facevo un lungo viaggio per andare in quel posto, se valesse la pena andare lì ogni giorno per sentir parlare soltanto di alberi e burro. E il mio sé più profondo rispose: “Sì, più che meritevole, perché non c’è niente in tutto il mondo che sia più prezioso della presenza di una persona santa. Se l’insegnamento non viene trasmesso in teorie, viene trasmesso nell’atmosfera”. Questo è un insegnamento vivo, che è vera elevazione.

E ora veniamo al quinto aspetto della mente, il cuore, che è il sentimento. Ma il pensiero, il ragionamento, conservare un pensiero, e la memoria, tutte queste facoltà sono nutrite da quest’unica facoltà del sentimento. Oggi la gente divide intellettualità e sentimentalismo, ma in realtà l’intellettualità non può essere perfetta senza sentimentalismo. Né il potere del pensiero può essere nutrito, né la facoltà del ragionamento essere sostenuta, senza un continuo efflusso di sentimento. In quest’epoca di materialismo sembriamo aver perso il valore del sentimento. Conosciamo il nome cuore, ma non abbiamo mai visto una cosa del genere. Non sappiamo nulla della sua esistenza. Non lo usiamo. Non vediamo la sua importanza. Ma, in realtà, è la banca più importante, è la radice della pianta della vita. La qualità del cuore è qualcosa che sostiene l’intera vita. Tutte le virtù come la sincerità, il rispetto, la premura, la considerazione, l’apprezzamento - tutte queste qualità arrivano tramite la qualità del cuore. Se non si ha cuore, non si è in grado di apprezzare, né di essere grati, né si è in grado di esprimere la propria anima, né di ricevere benevolenza, bontà e aiuto da un altro. Una persona senza la qualità del cuore rimane egoista, anche stupidamente egoista. Se una persona fosse saggiamente egoista, questo sarebbe meritevole. La gente molto spesso dice: “Non abbiamo tempo di mostrare le nostre qualità di cuore, non abbiamo tempo di permettere al cuore di svilupparsi. Siamo così indaffarati”. Ma possiamo essere indaffarati ogni giorno, ogni istante della vita, ogni minuto da mattina a sera, ma tutto ciò che facciamo possiamo farlo con tutto il nostro cuore, esprimerlo dal profondo del nostro cuore. Quando la qualità del cuore è esclusa, allora tutto ciò che si fa è senza vita.

La mente è paragonabile a una pozza d’acqua. Quando l’acqua nella pozza è agitata, non può ricevere un riflesso. Così è la mente. Quando la mente è agitata, è confusa, non può ricevere un riflesso. È l’immobilità della mente che ci rende capaci di ricevere le impressioni e di rifletterle. Nella lingua persiana la mente è chiamata specchio. Tutto ciò che sta davanti allo specchio appare riflesso in esso. Ma quando viene tolto, lo specchio è puro. Non rimane. Rimane nello specchio solo finché lo specchio è focalizzato su di esso. Lo stesso avviene con la mente. Con la concentrazione, la contemplazione e la meditazione si sviluppa la qualità nella mente che la rende a volte quieta e altre volte attiva, che fa sì che rifletta immediatamente quello che vede, e che fa sì che eviti ogni riflesso, in modo che nessuna influenza esterna possa toccarla.

La mente viene istruita dal maestro istruttore immergendosi in profondità, levandosi in alto, espandendosi ampiamente, e concentrando la mente su un unico concetto. E una volta padroneggiata la mente, una persona diventa padrona della vita. Ogni anima dall’istante in cui nasce, è come una macchina, soggetta a tutte le influenze, le influenze della meteorologia, di tutto ciò che lavora attraverso i cinque sensi. Ad esempio, nessuno può passare da una strada senza vedere manifesti e cartelloni pubblicitari. Gli occhi di una persona sono dominati da quello che le sta davanti. Una persona non ha intenzione di guardare, ma tutto ciò che è all’esterno domina gli occhi. Perciò si è costantemente sotto l’influenza di tutte le cose del mondo esterno, che ci governano senza che si sappia. Una persona dice: “Io sono una persona libera, faccio ciò che voglio”. Ma non lo fa mai. Si fa sempre quello che non si vuole, molte volte. Le orecchie sono sempre soggette a sentire tutto quello che le raggiunge, che sia armonioso o disarmonico. E, a quello che si vede, non si può opporre resistenza. E così un essere umano è sempre sotto l’influenza della vita, poi sotto le influenze planetarie, poi sotto le influenze vive di chi lo circonda. E ciononostante una persona dice: “Ho libero arbitrio, e sono una persona libera”. Se si sapesse in che scarsa misura si è liberi, si sarebbe spaventati per la propria vita.

Ma poi c’è una consolazione, ed è che nell’essere umano c’è una scintilla nascosta da qualche parte nel cuore che sola può essere chiamata la fonte del libero arbitrio. Se questa scintilla è più grande una persona ha una vitalità più grande, un’energia più grande, un potere più grande. Tutto ciò che pensa si avvera, tutto ciò che una persona dice produce un’impressione, tutto ciò che una persona fa crea un effetto. Cosa fa un mistico? Il mistico soffia su questa scintilla per farla diventare una fiamma, finché non divampa.

Questo dà al mistico l’ispirazione, il potere che consentono al mistico di vivere in questo mondo una vita di libero arbitrio. È questa scintilla che si può chiamare eredità divina dell’umanità, in cui il mistico vede il potere divino di Dio, l’anima umana.

La qualità spirituale, quindi, è lo sviluppo di questa scintilla. Diventare spirituali significa che soffiando su questa scintilla si produce luce da essa e che in questa luce si vede la vita intera. E si è più capaci di pensare, sentire e agire, facendo diventare la luce interiore una fiamma.