La giustizia è una facoltà della mente che pondera le cose; c’è anche una facoltà annessa a questa, che vede se le cose sono al loro posto e vede l’adeguatezza delle cose. Questo è anche il potere di vedere due lati di un soggetto o di una cosa, il lato dove è completo e il lato dove è incompleto. Questa facoltà viene accesa dalla luce dell’intelligenza; più è l’intelligenza più grande è la giustizia; generalmente è la mancanza d’intelligenza che produce ingiustizia.
Lo sviluppo dell’ego spesso oscura questa facoltà, nello stesso modo in cui le nuvole eclissano il sole. Quindi una persona egoista, per quanto astuta, manca di pura intelligenza ed è perciò manchevole del vero senso di giustizia. E’ spesso un sentimento personale, una personale simpatia o antipatia, che dispone i pesi sulla bilancia della giustizia per soddisfare un capriccio personale. Perciò spesso una persona che si vanta del suo senso di giustizia è in realtà più ingiusta di colui che non fa una simile affermazione. Una persona giusta è quella che può decidere contro il proprio interesse se necessario. Solo quando un pregiudizio personale è assente si può chiamare giusta una decisione.
Sulla bilancia della giustizia una persona getta i pesi dal suo magazzino di conoscenza, e sono le sue idee sul valore delle cose che le pesano e le bilanciano. Ma poiché le opinioni cambiano ad ogni passo nell’evoluzione ciò che oggi potrebbe sembrare giusto o ingiusto non è probabile che sembri così domani. Quello che una persona chiama sbagliato in un certo momento, in un altro momento della sua vita sembrerà giusto, ed è lo stesso riguardo a ciò che in un certo periodo della sua evoluzione considera giusto.
Non c’è da meravigliarsi che i profeti, i riformatori e i poeti abbiano contraddetto se stessi così spesso nelle loro scritture! Si possono trovare contraddizioni in tutte le scritture del mondo, e c’è bisogno di un perfetto sviluppo della facoltà per guardare a quest’idea con una visione perfetta.
