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Dalla limitazione alla perfezione


Ogni genere di aspirazione che un uomo ha nella vita, sia per una cosa materiale che per un obiettivo spirituale, mostra la sua inclinazione naturale ad andare dalla limitazione verso la perfezione. Qualunque cosa possa essere, ricchezza o rango, nome, benessere o piacere, è la sua limitazione che fa rimanere scontento l’uomo. Anche nell’apprendere, nello studiare, nel praticare, nell’acquisire, nell’ottenere vediamo che l’aspirazione dell’uomo è di andare dalla limitazione alla perfezione. Le scritture dicono che Dio solo è ricco e tutti gli altri poveri, e questo si può vedere nella vita di ogni giorno. Più grandi sono le ricchezze che un uomo ha più bisogno sente, ed è molto interessante scoprire, quando esaminiamo la vita di una persona povera, che è più contenta di quello che ha della persona ricca con la sua ricchezza. A volte vediamo anche che una persona povera è più generosa nel dare di una persona ricca nel separarsi dalla sua ricchezza. 

Possiamo anche vedere un'altra immagine della vita. Una persona che è istruita in minima parte pensa che ha imparato, che ha letto, e desidera mostrarlo. Una persona più istruita che ha veramente imparato incomincia a scoprire che ha imparato molto poco e che c’è tantissimo da imparare. C’è poi l’immagine del saggio e dello sciocco. Lo sciocco è pronto a insegnarvi senza pensarci un attimo, pronto a correggervi, pronto a giudicarvi, pronto a formarsi un’opinione su di voi. Il saggio, più è saggio più esita a formarsi un’opinione su di voi, a giudicarvi, a correggervi. Questo cosa significa? Significa che qualunque cosa un uomo possieda in minimo grado, pensa di avere qualcosa, e quando la possiede in massimo grado allora incomincia a sentire il bisogno, la mancanza di perfezione, di completamento. 

C’è una storia dei tempi antichi che narra che un sovrano era molto contento di esaudire il desiderio di un derviscio. Il desiderio del derviscio era di riempire la sua coppa di monete d’oro. Il sovrano pensò che questa fosse la cosa più facile da fare e non vedeva l’ora di avere la gioia di vedere la coppa piena. Ma era una coppa magica, e non si riempiva. Più denaro si versava in essa più vuota diventava. Il sovrano incominciò ad essere molto deluso e scoraggiato. Il derviscio disse: “Sovrano, se non potete riempire la coppa dovete solo dire ‘non posso’, e io riprenderò la mia coppa. Sono un derviscio, me ne andrò e penserò soltanto che non avete mantenuto la vostra parola”. Il sovrano nonostante ogni buona intenzione, nonostante tutta la sua generosità, e nonostante tutti i suoi tesori non riuscì a riempire la coppa. Chiese: “Derviscio, dimmi che segreto hai in questa coppa. Non mi sembra una coppa normale, in essa c’è qualche magia. Dimmi qual è il segreto”. Il derviscio rispose: “Sì, sovrano, in realtà l’avete scoperto. È vero, è una coppa magica. Ma è la coppa di ogni cuore, è il cuore dell’uomo che non è mai contento. Riempitelo di qualunque cosa potete, di ricchezza, di attenzione, di amore, di conoscenza, di tutto quello che c’è, non si riempirà mai. Non è fatto per essere riempito”. 

Non conoscendo il segreto della vita l’uomo continua ad andare alla ricerca di ogni oggetto o qualsiasi oggetto ha davanti a sé, incessantemente. Più ottiene più vuole, e la coppa del suo desiderio non è mai riempita. Il significato di ciò può essere inteso con lo studio dell’anima. L’appetito è soddisfatto dal cibo, ma c’è un altro appetito dietro ad esso che è l’appetito dell’anima e quello non è mai soddisfatto. È questo che sta dietro a tutti i diversi tipi di fame, a tutti i diversi tipi di sete. Dal momento che l’uomo non riesce a rintracciare questo appetito più profondo si sforza per tutta la vita di soddisfare questi appetiti esteriori che vengono soddisfatti e tuttavia rimane insoddisfatto. Se una persona cerca delle cose nel mondo oggettivo può continuare ad ottenere moltissima conoscenza su di esse e tuttavia alla conoscenza non c’è mai fine. Chi cerca il segreto del suono, chi cerca il mistero della luce, chi cerca il mistero della scienza, tutti loro cercano, cercano e cercano e non c’è mai fine a questa ricerca, non c’è mai soddisfazione. E una persona riflessiva si chiede se la soddisfazione si può trovare in qualche luogo, una soddisfazione che risponda, per così dire, alla speranza dell’anima. 

La risposta è, sì c’è una possibilità di soddisfazione, e questa possibilità è di arrivare a quella perfezione che non dipende dalle cose esteriori, una perfezione che appartiene all’essere stesso dell’uomo. Questa soddisfazione non si raggiunge, questa soddisfazione si scopre. Ed è nella scoperta di questa soddisfazione che si trova il compimento dello scopo della vita. 

Ora si presenta la domanda: come si arriva a questa perfezione? La religione, la filosofia, il misticismo, saranno tutti d’aiuto, ma è con l’effettiva realizzazione di questa conoscenza che una persona arriverà a questa soddisfazione. 

La vita può essere rappresentata come una linea con due estremità. Un’estremità è la limitazione e l’altra estremità della stessa linea è la perfezione. Finché una persona guarda l’estremità che è l’estremità della limitazione, per quanto sia buona, virtuosa, retta e pia, non è arrivata a quello che si può chiamare perfezione. Cosa tiene nascosta all’uomo questa perfezione, che appartiene alla sua vita, che è il suo stesso essere? Uno schermo messo davanti ad essa, e quello schermo è il suo sé. L’anima conscia della sua limitazione, del suo possesso con cui si identifica, dimentica il suo essere e diventa, per così dire, prigioniera nella sua limitazione. La religione o la fede in Dio, la venerazione, la filosofia o il misticismo, sono tutti d’aiuto a raggiungere questa perfezione. Ma se una persona non cerca la perfezione tramite queste cose, anch’esse saranno soltanto un’occupazione, un passatempo, e non porteranno l’uomo al risultato giusto. 

Si potrebbe chiedere: c’è una definizione di questa perfezione? Che genere di perfezione è? Può essere spiegata in qualche modo? La risposta è che è la perfezione stessa che può realizzare se stessa. Non può essere espressa a parole, non può essere spiegata. Se qualcuno pensa che la verità possa essere espressa a parole fa un grande errore. È proprio come mettere l’acqua del mare in una bottiglia e dire: “Ecco il mare”. Spesso la gente chiede: “Ma dov’è la verità? Cos’è la verità? Può spiegarlo?” 

Ma le parole non possono spiegarlo. Spesso ho pensato che sarebbe una buona cosa scrivere su un mattone la parola VERITÀ, darlo nelle mani di una persona e dire: “Tienilo stretto, ecco la verità”. 

C’è una differenza tra fatto e verità. Il fatto è un’ombra della verità. Il fatto è comprensibile, ma la verità è al di là della comprensione perché la verità è illimitata. La verità conosce se stessa e nient’altro può spiegarla. La piccola spiegazione che si può dare si trova nell’idea di espansione. C’è un uomo che fatica tutto il giorno per guadagnare i mezzi di sostentamento, per dare a se stesso un po’ di comodità, un po’ di piacere, e così la sua vita va avanti. C’è un altro uomo che ha una famiglia, che ha altri a cui pensare, che fatica per loro, che lavora per loro. A volte dimentica il suo piacere e il suo benessere per il piacere e il benessere di coloro che fanno affidamento su di lui. Difficilmente ha il tempo di pensare al suo benessere, di pensare al se stesso. Il suo piacere è il piacere di coloro che fanno affidamento su di lui, il suo benessere è nel loro benessere. E c’è un altro uomo che pensa di essere utile nella sua città, di migliorare le condizioni della sua città, di favorire l’istruzione della gente della sua città. È impegnato in questo e molto spesso si dimentica di se stesso nello sforzo di ottenere la felicità di coloro per cui lavora. Ci sono anche quelli che vivono per la loro nazione, che lavorano per la loro nazione, tutta la loro vita è dedicata a questo. Sono consapevoli soltanto della loro nazione, la loro consapevolezza è estesa e più ampia. C’è pochissima differenza tra la struttura fisica degli uomini, ma c’è una grande differenza tra l’espansione della consapevolezza degli uomini. C’è un uomo che sembra grande quanto sembra essere; c’è un altro che sembra grande quanto la sua famiglia; un altro che sembra grande quanto la sua città; un altro che sembra grande come la sua nazione. E ci sono uomini – credetemi- che sono grandi quanto il mondo. C’è un detto di un poeta Indostano: “Né il mare né la terra possono essere paragonati al cuore dell’uomo”. Se il cuore dell’uomo è grande, è più grande dell’universo. Quindi, se la perfezione può essere spiegata con qualche parola, se la perfezione può essere definita, è nell’espansione della consapevolezza dell’uomo. L’uomo che cerca di ottenere questa perfezione non ha bisogno di sapere o imparare cos’è l’egoismo o l’altruismo. L’altruismo viene da lui, diventa altruista. 

Negli ultimi anni l’umanità ha attraversato una grande catastrofe; tutte le nazioni ne hanno sofferto e vi hanno partecipato. Ogni individuo, ogni essere vivente sulla terra ne è stato toccato. Si potrebbe chiedere che cosa mancava. Mancava l’istruzione? Ci sono molte scuole e università. Mancava la religione? Ci sono tuttora molte chiese e esistono ancora nel mondo molte fedi diverse. Quello che manca è la comprensione del vero significato di religione. Quello che manca è la comprensione del vero significato dell’istruzione. 

Ora si presenta la domanda: coloro che hanno scoperto che questa perfezione viene raggiunta realizzando il sé interiore, come l’hanno raggiunta? Non è solo con quello che l’uomo chiama culto esteriore, ma con l’abnegazione del sé nel vero senso della parola. È andando nel silenzio dove si può dimenticare la limitatezza del sé, che si può entrare in contatto con la parte del proprio essere che è chiamata perfezione. E questo può essere meglio ottenuto da chi che ha realizzato il Significato della Vita.