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Forza di volontà

La forza di volontà gioca un ruolo importante nella costruzione del carattere, e la forza di volontà diventa debole quando si cede ad ogni piccola tendenza, inclinazione, e fantasia si abbia. Quando si lotta contro ogni piccola fantasia, tendenza e inclinazione, si impara a lottare con se stessi, e in tal modo si sviluppa forza di volontà. Quando inclinazioni, fantasie e tendenze sono diventate più forti della forza di volontà, allora si incontrano nella propria vita molti nemici che esistono nel proprio sé, e si scopre che è difficile combatterli; perché inclinazioni, fantasie e tendenze, quando sono potenti, non permettono alla forza di volontà di lavorare contro di loro. Se esiste qualcosa di simile all’abnegazione, è questa pratica; e con questa pratica, col tempo, si raggiunge un potere che si potrebbe chiamare padronanza sul proprio sé.

Nelle piccole cose della vita di ogni giorno si trascura questa considerazione perché si pensa: “Queste sono le mie tendenze, le mie fantasie, le mie inclinazioni, e rispettandole rispetto me stesso; considerandole considero me stesso”. Ma si dimentica che quello che si chiama “me” non è il sé. Il sé è quello che vuole. Perciò, nella preghiera Cristiana si dice: “Sia fatta la Tua volontà”, che significa: “Sia fatta la Tua volontà, quando opera tramite me”; in altre parole: “Sia fatta la mia volontà, che è la Tua volontà”.

È questa illusione di confondere ciò che si possiede con se stessi che crea ogni illusione e impedisce alle persone la realizzazione di sé.

La vita è una lotta continua. Lottiamo con le cose che stanno fuori di noi, e così offriamo un’opportunità ai nemici che esistono nel nostro stesso essere. Perciò la prima cosa necessaria nella vita è far pace per il momento con il mondo esteriore per prepararsi alla guerra che deve essere combattuta dentro se stessi. Una volta che la pace all'interno è stata creata, grazie a ciò si acquisiranno la forza e il potere sufficienti da usare nella battaglia della vita dentro e fuori di sé. L'autocommiserazione è la peggiore miseria. Quando diciamo: "Io sono" con commiserazione, prima di aver detto qualcos'altro di più, abbiamo diminuito quello che siamo della metà, e ciò che viene detto successivamente ci sminuisce del tutto. Dopo, di noi non è rimasto più nulla. C'è tanto nel mondo che possiamo commiserare e per cui sarebbe giusto provare pietà. Ma se non abbiamo tempo libero dal nostro sé, non possiamo prestare attenzione alla condizione degli altri nel mondo. La vita è un lungo viaggio, e più abbiamo lasciato il nostro sé alle spalle, più siamo progrediti verso la meta. In verità, quando si perde il falso sé, si scopre il vero sé.


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Domanda: Perché proviamo soddisfazione nell’autocommiserazione?

Risposta: La ragione è che per natura troviamo soddisfazione nell’amore. E quando siamo confinati a noi stessi, incominciamo ad amare noi stessi; a causa dei nostri limiti abbiamo autocommiserazione. Ma, quindi, l’amore di sé porta sempre insoddisfazione, perché il sé è fatto per amare; e quando amiamo, la prima condizione dell’amore è che ci dimentichiamo di noi stessi. Non possiamo amare un’altra persona amando contemporaneamente il nostro sé. La condizione dell’amore è dimenticare se stessi; allora si sa come amare. Se si dice: “Dammi sei centesimi e ti darò uno scellino”, questo è un altro genere d’amore.


Domanda: Con falso sé intendi l’ego?

Risposta: Sì, con falso sé intendo il falso ego, l’ego che inganna, qualcuno che ha dato a se stesso l’aspetto dell’ego. La ragione è che l’ego umano è un falso ego. Che cos’è l’ego? È la linea che connette Dio all’umanità; un’estremità di questa linea è umana, l’altra è Dio. Quindi, l’estremità che è l’ego umano è falsa, perché l’abbiamo coperta con il falso ego. L’ego è vero. È divino, non può essere nient’altro. Ma una persona lo copre con illusioni e lo chiama “me”, “me stessa”. Quando questa errata concezione viene superata dalla conoscenza, dall’amore, dalla saggezza o dalla meditazione, allora è proprio come le nuvole che coprono il sole, che vengono disperse; e il vero ego viene fuori, il solo ego che c’è.

Domanda: È facile dire: “Sia fatta la Tua volontà”?

Risposta: Ci sono due modi di considerare la cosa: il modo del maestro e dello del santo. Il modo del santo è: “La Tua volontà sia fatta”; il modo del maestro è: “La mia volontà sia fatta”. Alla fine entrambe le cose diventano una sola. Ma dire: “Sia fatta la Tua volontà” è rassegnazione.


Domanda: È possibile per un ego venire sulla terra e non essere mai coperto dalle nubi dell’illusione?

Risposta: No, la bellezza è venire fuori da quella illusione. Se si arrivasse saggi, non ci sarebbe alcuna gioia nell’uscirne. La gioia è nello svelare. La questione è, che cos’è l’ego? L’ego è ciò che in noi dice “io”. È l’ego che dice. “Questo è mio”. Quando diciamo: “Mi dispiace”, cos’è in noi che dice “mi dispiace”? È il nostro ego, non la nostra mano, il nostro occhio, il nostro orecchio.

Domanda: La differenza tra falso e vero ego è la differenza tra egoismo e altruismo?

Risposta: Sì, il risultato della manifestazione del vero ego è l’altruismo. È una conseguenza naturale del vero ego. E più una persona è assorbita nel falso ego, più è egoista.


Domanda: Dire: “Mi dispiace” è un atto di compassione. Come può quindi l’ego dire questo?

Risposta: Il vero ego non conosce dolore; è felicità. Desideriamo la felicità perché il nostro vero essere è felicità. Dio è felicità. Ci sono molte persone che non desiderano Dio, ma desiderano la felicità. È la stessa cosa. Ad esempio, un ateo dice che Dio non c’è, ma desidera la felicità. Dio è felicità.